Passione calamaro
Finalmente l’inverno! Temperatura dell’acqua al di sotto della media, maree con escursioni significative e pesce foraggio in movimento: il tempo della ricerca dei calamari è arrivato!
La temperatura si è improvvisamente abbassata, facendo ribaltare rapidamente la situazione dei termoclini e portando la temperatura dell’acqua in superficie tra i 10 ed i 13 gradi, ideale per l’accostare dei calamari prossimi alla riproduzione.
INDICI DI ACCRESCIMENTO RAPIDI
I calamari di questa stagione stanno raggiungendo dimensioni notevoli, in alcune parti d’Italia perfino da record.
Questo succede perché l’indice di accrescimento di questa specie è molto rapido e soprattutto perché il loro ciclo vitale è molto breve (un solo anno). A stagione finita, potrà accadere infatti i calamari che rimangono vittima delle nostre esche sono ormai di dimensioni generose.
IN MEZZO ALLA MANGIANZA
In questo scenario complesso, le mangianze di pesce foraggio, presenti generalmente dalla metà di marzo alla primavera inoltrata, hanno già fatto la loro comparsa.
I calamari adorano banchettare tra boghe, sgombri, sugarelli e sardine, pertanto la nostra ricerca partirà proprio dalle zone frequentate dalla mangianza di pesce foraggio.
Per quanto la ricerca di questi cefalopodi possa apparire difficoltosa, con alcuni accorgimenti si può cercare di facilitarsi il compito.
La ricerca, infatti, di banchi di mangianza visibili con qualunque ecoscandaglio ci può dare una zona di caccia da battere frequentemente. Al tempo stesso l’indicazione di un fondale in cui calare le nostre esche e l’altezza a cui farle lavorare.
Un’altra importante funzione da attivare sul GPS è la traccia attiva.

Cercando di tenere sott’occhio lo scarroccio, risalendo la traccia è possibile effettuare discese precise, generalmente infatti i calamari sono piuttosto “stanziali“, specialmente in prossimità dei cambi di luce, pertanto dove pescherete il primo, facilmente troverete anche gli altri.

COME TI PESCO?
I metodi di pesca dei calamari sono molteplici, ma fra le tecniche più diffuse vi è sicuramente il tataki.
Muniti di canne e mulinelli, a bobina fissa o rotanti, realizzeremo delle montature con fluorocarbon dello 0.22/0.24, dove con nodi dropper loop fisseremo a 40 cm l’uno dell’altro degli appositi snap da eging. Questi accessori, infatti, servono a collegare gli artificiali in modo da conferirgli il movimento adeguato durante le continue jerkate.
In bobina avremo dynema di diametro molto sottile, 0.06/0.08 per consentirci di tagliare l’acqua ed affondare con piombi leggerissimi.
Per gli artificiali: sono in commercio numerosissime tipologie e modelli. La scelta, oltre che sui colori, deve essere basata sulla dimensione del pesce foraggio: per confondersi meglio, infatti, gli artificiali devono rispecchiare i pesci presenti in zona. Avere in cassetta diverse tipologie e colori non può che renderci la vita facile, allo stesso modo calare un sabiki in una mangianza ci può far capire che colori scegliere tra le varietà in commercio. Una buona regola può essere quella di alternare colori scuri e colori naturali, a seconda del variare delle condizioni di luce.
L’AZIONE DI PESCA
Una volta individuata la zona in cui insidiare i calamari, arrestata la marcia, controlleremo la velocità di scarroccio; in presenza di forte corrente ci aiuteremo con la retromarcia o con un’ancora galleggiante, in mancanza di un motore elettrico.
Caleremo a fondo le nostre esche, cercando di tenerle il più verticale possibile, ed alterneremo qualche recupero frenetico a momenti di stasi. Un altro valido sistema può essere quello di jerkare velocemente senza recuperare un metro di dynema, per poi bloccarci improvvisamente ed attendere una mangiata.
Se possibile, anche l’uso di più canne, magari disposte a murata e lasciate in pesca a qualche metro dal fondo, può consentirci catture multiple!