È tempo di sparidi
Con l’arrivo delle prime giornate calde, l’aumentare progressivo della temperatura dell’acqua, gli sparidi ricominciano a cacciare lontano dal riparo degli anfratti rocciosi. L’avvicinarsi del periodo dell’accoppiamento li rende poi particolarmente appetenti ed insidiabili anche con esche meno nobili degli anellidi. Realizzare ricchi carnieri di saraghi, tanute e pagelli, diventa quindi un’impresa alla portata di tutti, che con un bolentino sapientemente orchestrato, possono mettere a paiolo anche catture di tutto rispetto.
ROCCIA, ROCCIA DELLE MIE BRAME
La ricerca dello spot da saraghi parte dai pianori di rocce calcaree e sedimentarie che si frappongono in mezzo alla posidonia, con profondità che generalmente variano dai 20 ai 40 mt.
Individuata la zona, dopo esserci passati più volte a scarroccio, con almeno una o due canne in acqua a sondare la zona, pedagnaremo con una zavorra leggera (500gr.) ed un cordina con una bottiglietta, le “strike zone”, facendo ben attenzione al verso della corrente.
Stabilito quindi lo scarroccio, ancoreremo, assicurandoci che le nostre esche cadano a ridosso del pedagno precedentemente posizionato.
TERMINALI AL TOP
Un buon terminale da saraghi e tanute, sarà composto da fluorcarbon nelle misure 0.26 e 0.30 cui fisseremo con apposite perline ed attacchi forati tipo “stonfo” o “Tubertini” cui fisseremo due braccioli rispettivamente da 25 cm quello vicino al piombo e 35 cm per quello sospeso. Come ami utilizzeremo delle serie 553 numero 5 e 6, arricchendo la zona antistante l’amo con dei luminorsbait meglio se di colorazione fluo verde con testa rossa.
Il piombo rigorosamente con girella e rivestito di plastica bianca o gialla, sarà di peso variabile tra i 60 ed i 100 gr a seconda della corrente.
LE ESCHE
Nel periodo in cui i grossi branchi sono in caccia, non è necessario acquistare pacchi di costosi anellidi (americano e verme di rimini in testa), sarà sufficiente differenziare l’esca partendo da del gambero rosso fresco e non surgelato, alternato a striscioline di calamaro e qualche cozza.
I gamberi andranno necessariamente privati di testa e coda ed innescati preferibilmente interi al fine di scoraggiare i pesci foraggio (castagnole e sciarrani), mentre le striscioline di calamaro andranno rigorosamente battute con un martello batticarne meglio se puntellato.
Nell’innesco della cozza, quest’ultima andrà aperta leggermente ma mai privata del guscio.
ATTREZZARSI AL MEGLIO
Fondamentale per realizzare ricchi carnieri, non sarà solo la scelta dell’esca ma anche il modo di presentarla.
Canne lunghe (3 – 3,8 mt) dotate di cimini ultrasensibili e meglio se teleregolabili, mulinelli piccoli ma robusti, dynema sottili (0,8 – 1) e finali in fluorcarbon, devono essere sapientemente manovrati assecondando la corrente, lasciando che l’esca lambisca appena il fondo, tenendo il filo leggermente in trazione ed al primo sentore di mangiata, una robusta ferrata chiuderà il cerchio.
Un buon bottino sarà frutto, oltre che della ricerca, anche della cura dell’azione di pesca, se pur vero che i pesci sono in branco ed in frega per l’accoppiamento, è altrettanto vero che le taglie più importanti sono sempre le più sospettose e smaliziate.