Carla Demaria: Yacht Manager
Una donna, un manager di altissimo livello, una stratega dell’economia nautica: è il nuovo Presidente di UCINA, Carla Demaria.
Torinese di nascita, ha completato la sua formazione in lingue straniere in Italia, e oggi è uno dei manager di riferimento della nautica mondiale, per questo lo scorso marzo è stata scelta a capo della più grande associazione di categoria.
Già Presidente di Monte Carlo Yachts, azienda dal fatturato a sette zeri e che conta oltre 300 dipendenti diretti in Italia, è anche Presidente di Beneteau Italia e General Manager del marchio Beneteau.
Nel mondo del lavoro dal 1986, dopo una breve parentesi nell’azienda di famiglia, è entrata a far parte del gruppo Azimut-Benetti dove ha ricoperto posizioni di sempre maggiore responsabilità: Sales Manager nel 1988, Direttore Vendite e Marketing nel 1990, membro dello Steering Committe dal 1996 e Direttore di Azimut Capital nel 2000.
Nel 2002 è divenuta Presidente e Amministratore delegato di Atlantis Spa (ex Gobbi). Nel 2008 ha lasciato il gruppo Azimut Benetti per fondare con Beneteau Group la nuova realtà Monte Carlo Yachts con sede a Monfalcone.
Dal 2011 è membro del board del gruppo Beneteau e general manager del marchio.
Entrata una prima volta nel Consiglio Direttivo di Ucina nel 2006, è stata eletta vicepresidente nel 2008, ed è infine tornata in Consiglio Direttivo nel 2014, oggi ne è Presidente.
Non si può certo dire che sia una persona che se ne sta con le mani in mano: moltissimi gli interventi dall’inizio dell’incarico come Presidente UCINA, dopo sole otto settimane dal suo insediamento è stata, infatti, varato il nuovo Statuto dell’associazione in cui sono stati individuati 7 settori merceologici in rappresentanza delle diverse anime che compongono la nautica, ed in particolare il diporto, questo al fine di avere una organizzazione pronta a sostenere ogni tipologia di problematica rappresentando coerentemente gli interessi si ogni settore.
Plauso da parte di Confindustria e soddisfazione espressa dalla stessa Demaria che ha commentato “Sono estremamente soddisfatta del risultato ottenuto, che premia la forte motivazione dei soci che hanno partecipato alla sua stesura ed il grande coinvolgimento di tutti gli altri che lo hanno votato all’unanimità. Tutti insieme abbiamo scritto una pagina importante di UCINA”.
“Saremo più efficaci e al tempo stesso sarà garantita la massima rappresentatività di tutta la filiera nautica”. Così, sempre Demaria, anticipava il nodo cruciale della riforma dello Statuto all’uscita del rapporto annuale “la Nautica in Cifre” che poco più di qualche settimana fa confermava la lieve ripresa della nautica che nel 2014 presentava l’inversione di tendenza del trend negativo imbroccato negli anni precedenti che in sintesi ha confermato una crescita del 2,1% nel corso del 2014 rispetto al 2013.
In forte aumento il leasing: un buon segnale, che stimola la produzione, ma è l’export a confermare la leadership italiana in fatto di yacht making: la quota di produzione di unità da diporto destinate ai mercati stranieri rimane stabile sui valori record dell’anno precedente, il 93%.
La crescita, considerata la stabilità della produzione italiana (+0,2%), è ascrivibile interamente alle importazioni, che salgono del 13,3%.
Un andamento che guarda al di là del mercato interno ampiamente auspicato dal Presidente Demaria che in fatto di internazionalizzazione e globalizzazione ha idee ben precise e ispiratrici di una nuova visione custom dell’imbarcazione che ha spiegato in occasione del Satec 2015: “Internazionalizzazione e globalizzazione sono temi diversi. Ci sono prodotti che possono facilmente adattarsi a mercati diversi fuori dai confini del paese che lo ha prodotto: io, una signora brasiliana e una cinese possiamo vestire lo stesso Armani o avere lo stesso Smartphone.
La stessa signora in Cina non prende il sole, in Brasile sì.
Così la barca deve rispondere a esigenze molto diverse. In questo panorama alle nostre aziende è richiesta una capacità di adattamento del prodotto e delle proprie attitudini che si ottiene anche con una diversa organizzazione interna: poiché la globalizzazione ha aumentato il numero di variabili, anziché tentare la migliore delle previsioni, è proposto un modello per accorciare i tempi di reazione, meno verticale e più capace di interrogare tutte le risorse interne.”
Nella ricerca congiunta di Fondazione Edison, Fondazione Symbola e UCINA “10 verità sulla competitività italiana”, si evidenzia proprio come l’Italia abbia mantenuto la sua ampia quota di mercato internazionale con oltre il 20% di fetta di mercato nonostante la crisi, guardando, ma non abbastanza, forse, ai mercati emergenti di Cina, India e Corea Del Sud, in cui il Made in Italy è il valore aggiunto. Soffermando l’attenzione sulla sola produzione di imbarcazioni e yacht da diporto con motore entrobordo, facciamo ancora meglio, assorbendo più del 30% della domanda internazionale.
Demaria ha ereditato UCINA in un momento di grande spaccatura interna, orfana di nomi importantissimi come Ferretti e Benetti, il Presidente guarda con fiducia al futuro, confortata anche dal +11% sul 2014 ad inizio di giungo 2015, sulle prenotazioni per il 55° Salone Nautico Di Genova, il quale, ha tenuto a sottolineare sin da subito, non è in discussione.
Nel 2015 Carla Demaria è stata succeduta alla guida di UCINA da Saverio Cecchi.