Sylvie Ernoult: dietro le quinte del Cannes Yachting Festival
Dirigere un evento come il Cannes Yachting Festival è un’impresa monumentale, e Sylvie Ernoult lo fa con straordinaria lucidità.
Alla guida del salone dal 2013, ha saputo consolidarne il prestigio internazionale, mantenendo il giusto equilibrio tra innovazione e tradizione. Quella del 2025 sarà la sua ultima edizione da Direttrice: un passaggio di testimone che avviene dopo anni di successi.
Pragmatica e schietta, Sylvie Ernoult racconta in questa intervista il “dietro le quinte” di una macchina complessa, l’impatto delle dinamiche geopolitiche sull’industria e i nuovi desideri degli armatori di oggi: dalla sostenibilità alla ricerca di privacy, fino alla passione per il mare come esperienza autentica e intima.
Lei dirige il Cannes Yachting Festival dal 2013. Ci racconta il suo percorso professionale e come è arrivata a ricoprire questo ruolo?
Sylvie Ernoult: «Ho cominciato a lavorare nel settore marittimo ormai molti anni fa, nel 1985. Inizialmente, per via della mia formazione, mi occupavo di informatica e finanza per grandi navi da carico. Dopo almeno dieci anni, sono entrata in Stardust, una società specializzata nel noleggio di yacht, principalmente nei Caraibi e nel Sud della Francia. Ci sono rimasta per dieci anni: prima mi occupavo del controllo di gestione, poi delle vendite. Quando Stardust è stata acquisita da Sunsail, ho creato il marchio Stardust Platinum, dedicato al noleggio di yacht di lusso con equipaggio. È stato un progetto molto interessante: insieme al mio team di vendita, proponevamo questi charter in tutto il mondo. Gestivo tutto, dall’organizzazione degli equipaggi alla preparazione delle imbarcazioni, che si trovavano soprattutto nei Caraibi, in Costa Azzurra, ma anche alle Seychelles e a Tahiti. Ero sempre in viaggio. È stata un’esperienza affascinante!
In seguito, ho assunto ruoli commerciali in Festival Croisières, una compagnia di crociere francese, dove dirigevo il team vendite. Sono quindi tornata in Francia, anche se purtroppo la compagnia è fallita alcuni anni dopo. Ho lavorato anche per Club Med a Parigi, nel settore degli immobili di lusso: è stata una delle poche esperienze professionali al di fuori della nautica, ma comunque molto formativa, perché mi ha permesso di approfondire un altro aspetto del settore luxury.
Dal 2013 ricopro il ruolo di Direttrice del Cannes Yachting Festival. Il mio percorso mi ha dato una solida base tecnica, finanziaria e commerciale. Sono una persona “multifunzione”, e credo sia questa la qualità più importante per gestire un evento così complesso».

Nel corso di questi 13 anni da Direttrice del Festival, c’è un’edizione che ricorda con piacere? E un’altra che, al contrario, è stata particolarmente complessa o difficile da gestire?
Sylvie Ernoult: «Mi vengono in mente tre edizioni, tutte abbastanza recenti. La prima è il 2019, l’anno della creazione dell’area dedicata alle barche a vela. È stato un passo importante per il salone, perché per la prima volta ho chiesto agli espositori di spostare le loro barche in base alla tipologia. Non è stato facile da far accettare. Il salone stava crescendo molto e, quando uno show diventa così grande, bisogna organizzarlo meglio, perché i visitatori devono sapere sempre dove si trovano. Se l’esposizione è grande ma poco leggibile, il pubblico si perde. All’epoca c’erano ormai molte barche a vela, ma erano mescolate a quelle a motore. Quindi ho voluto creare un’area dedicata. Non è stata una decisione ben accolta, soprattutto da parte di alcuni cantieri francesi che costruiscono imbarcazioni a vela e a motore. Quando ho chiesto di separarle, c’è stata una vera e propria battaglia, anche politica. Ho dovuto convincere i miei clienti. Ci sono voluti anni per farlo, per preparare bene il trasferimento, l’accoglienza e l’organizzazione dall’altra parte. È stato un lavoro enorme, tecnico e politico. Ma alla fine ci sono riuscita: li ho convinti. Oggi sono orgogliosa di averlo fatto, perché il salone è davvero migliorato. È molto più bello e più ordinato, e ora, a cinque anni di distanza, gli espositori sono contenti. È stato un grande successo, ma anche una grossa sfida.
Poi c’è il 2020, che è stato impegnativo per tutti. Stavamo uscendo dal Covid, eravamo quasi pronti a riaprire, incrociavamo le dita e facevamo pressione perché ci venisse data l’autorizzazione in Francia. Abbiamo lavorato duramente, ma all’ultimo momento è stato deciso che era ancora troppo presto, troppo rischioso. È stato un lavoro molto intenso e una grande delusione.
E poi c’è il 2024, un’altra grande sfida. È stato l’anno dell’inizio dei lavori al Vieux Port. Fare un salone mentre ci sono cantieri aperti è complicatissimo. Abbiamo dovuto riorganizzare tutto, spostare barche e brand. L’obiettivo era fare tutto nel modo più fluido possibile per gli espositori e quasi invisibile per i visitatori. Abbiamo rimosso molte piccole imbarcazioni da una parte del Vieux Port che era in ristrutturazione e creato una nuova marina a Port Canto per accogliere fino a 170 barche a motore sotto i 12 metri. Dal 2019, Port Canto ospita imbarcazioni a vela e, dal 2024, anche barche a motore, oltre all’area storica dedicata al brokerage e ai toys. È diventato un secondo porto molto ben organizzato, con una sua identità precisa».

Ci sono piani per rafforzare ulteriormente la sinergia tra Vieux Port e Port Canto?
Sylvie Ernoult: «Il salone si svolge su due porti da parecchi anni – direi circa quindici –, da quando è stata aperta la sezione dedicata ai broker. All’epoca però si trattava solo di una sorta di “sottosezione” del salone. Oggi invece, con lo sviluppo e la creazione di nuove aree a Port Canto, abbiamo lo stesso numero di imbarcazioni esposte in entrambi i porti. Le barche al Vieux Port sono più grandi, ma numericamente sono equivalenti. Quindi si può dire che si tratta di un unico salone, distribuito su due porti molto vicini tra loro.
Il collegamento tra i due è sempre stato fondamentale, ma quest’anno lo rafforzeremo ulteriormente, soprattutto per l’introduzione dell’area dedicata alle barche a motore a Port Canto, che ha attratto un numero crescente di visitatori da un porto all’altro. In certi momenti si sono create file importanti per il traghetto, quindi abbiamo deciso di potenziare la flotta delle navette, sia quelle piccole che quelle grandi.
Disponiamo di otto navette “piccole” – parliamo di barche da 12 posti – e di navette “grandi”, che trasportano fino a 100 passeggeri. Abbiamo linee dedicate per entrambe, e abbiamo aumentato il numero delle grandi e delle piccole, in modo da incrementare la capacità complessiva. Abbiamo potenziato anche la gestione logistica del traffico, con personale dedicato alla regolazione degli imbarchi e degli spostamenti, per rendere tutto più fluido ed efficiente.
Il tragitto tra i due porti dura dai 10 ai 15 minuti, è piacevole e, se non ci sono attese, è molto comodo per i visitatori spostarsi da una parte all’altra.
Per me è importante che i visitatori vedano tutto il salone, anche se sono interessati solo a una specifica categoria: chi cerca barche a vela andrà direttamente a Port Canto, chi cerca grandi yacht al Vieux Port, ma è fondamentale che possano muoversi liberamente tra le due aree, scoprire contenuti diversi, respirare tutta l’atmosfera del salone. Per questo sto spingendo molto sulla mobilità interna, perché è essenziale che l’esperienza sia completa, senza barriere. E quest’anno sarà davvero potente e scorrevole il collegamento tra i due porti».

Quali sono le aspettative per l’edizione 2025?
Sylvie Ernoult: «Il salone nel complesso sta andando molto bene. L’anno scorso abbiamo accolto circa 55.000 visitatori e questo è anche il numero previsto per il 2025. In realtà, non è tanto una questione di cifre: potremmo avere anche 2.000 persone in meno o 3.000 in più, non è questo il punto. L’importante è avere i visitatori giusti. E per averli, servono due cose: contenuti di alta qualità – quindi tante novità, innovazioni, anteprime – e una buona comunicazione, capace di motivare le persone a venire».
Da quest’anno è affiancata da una nuova Vice Direttrice, Constance Brément, proveniente dal team marketing e comunicazione del Gruppo Beneteau.
Sylvie Ernoult: «Constance lavora con me da tre mesi e mezzo. È una persona eccellente, con un profilo molto solido. Sta facendo tanti progressi e credo che a fine anno mi sentirò pienamente tranquilla a lasciarle le redini».
Quindi l’anno prossimo non sarà più lei a guidare il Festival?
Sylvie Ernoult: «Esatto. L’edizione del 2025 sarà l’ultima che seguirò direttamente. Resterò al fianco di Constance almeno fino alla fine dell’anno, forse anche per una parte del 2026, a seconda di quanto tempo servirà per completare questo passaggio. Per me era fondamentale che ci fosse un anno di transizione a due, con entrambe in carica. È un lavoro molto impegnativo, e credo sia giusto lasciare il Festival in buone mani. Constance ha lavorato per dieci anni in Beneteau ed è esperta in marketing e comunicazione. Ora con me sta imparando la logistica e l’organizzazione, e lo sta facendo molto bene. Si sta integrando perfettamente con il team e sono molto fiduciosa».
È un grande cambiamento anche per lei, Sylvie.
Sylvie Ernoult: «Sì, ma sono io ad averlo chiesto. È un lavoro molto faticoso, e penso che sia il momento di lasciare il timone a qualcuno con più energia. È importante anche per il team, per tutti: non si può restare per sempre. Sono contenta di aver preso questa decisione, anche perché ho potuto ottenere quello che desideravo: una transizione ben strutturata con una persona di fiducia, che continuerà a gestire il Festival con gli stessi principi, senza impatti negativi sul team, sugli espositori o sui visitatori. È questo il mio obiettivo, e io e Constance lo stiamo realizzando insieme. Penso che sia il modo più ragionevole di lasciare. Sono orgogliosa di poter organizzare questa transizione in maniera serena. Amo questo salone e amo il mio lavoro, ma a un certo punto ci si sente stanchi. È giusto passare il testimone a una generazione più giovane. Non c’è nulla di cui vergognarsi. È semplicemente così che va».

Quali novità possiamo aspettarci dall’edizione 2025?
Sylvie Ernoult: «Sarò franca: non ci saranno grandi novità in termini di layout. I lavori al Vieux Port sono ancora in corso, quindi è difficile introdurre cambiamenti significativi. L’anno scorso, durante la prima fase della ristrutturazione, abbiamo già apportato modifiche importanti: abbiamo spostato le barche a motore, riequilibrato la distribuzione degli espositori tra Vieux Port e Port Canto, e trovato soluzioni per garantire protezione sia agli espositori che ai visitatori. Tuttavia, non possiamo ancora espanderci o innovare ulteriormente, proprio perché il cantiere è attivo. Questo significa che non ci saranno grandi novità in termini di quantità, ma stiamo lavorando molto sul piano della qualità. Come dicevo, abbiamo migliorato il servizio navetta per rendere più fluidi gli spostamenti tra Vieux Port e Port Canto.
Inoltre, stiamo seguendo da vicino l’evoluzione del settore. Abbiamo rilevato una crescente domanda di catamarani a motore, un segmento che fino a poco tempo fa era marginale. Quest’anno abbiamo deciso di creare un vero e proprio “Power Catamaran Village” al Vieux Port, in un’area dedicata all’interno della zona delle barche a motore. Non si tratta di un aumento radicale nel numero di barche, ma piuttosto di una nuova modalità di presentazione, più chiara e coerente con le tendenze del mercato.
Stesso discorso per l’area tender, sempre al Vieux Port, che quest’anno sarà più ampia grazie al nuovo ingresso lato spiaggia, che ci permette di avere più spazio espositivo.
A Port Canto abbiamo aumentato leggermente l’area vela, in termini di superficie e di qualità dell’allestimento. Il numero di barche a vela è ancora in fase di definizione: in passato erano circa 120, ma puntiamo a superare quella cifra. Anche in questo caso, abbiamo ridisegnato l’ingresso via terra e ottimizzato gli spazi per garantire un’accoglienza più fluida e confortevole per gli espositori e per i visitatori.
Infine, abbiamo consolidato il “Power Marina”: dopo il debutto dello scorso anno, quest’anno siamo in grado di offrire un’esperienza più raffinata, risolvendo alcune criticità e incrementando il comfort complessivo. Ci sono miglioramenti importanti nei dettagli, che rendono il salone sempre più qualitativo. Non è una crescita in termini numerici, ma una vera evoluzione dell’esperienza espositiva e di visita».

L’Innovation Route è uno degli elementi più interessanti del salone. Come viene selezionato chi partecipa e quali criteri guidano la scelta delle innovazioni da valorizzare?
Sylvie Ernoult: «Oggi ci sono molte più startup, piccole imprese e giovani imprenditori orientati alla sostenibilità. È importante dare loro spazio e permettere loro di partecipare, e noi lo facciamo. Naturalmente è necessario gestire questo ricambio con attenzione, perché in un salone nautico è fondamentale mantenere anche la presenza dei grandi marchi. È un lavoro delicato, ma essenziale per assicurare equità a tutti: che si tratti del numero uno al mondo o di una piccola startup con un prodotto interessante, ogni espositore deve avere visibilità e spazio adeguati. Solo così il salone può evolvere nella giusta direzione.
Detto questo, la sostenibilità oggi è una priorità, anche per noi a Cannes, non solo nell’organizzazione, ma anche nella scelta degli espositori. Dobbiamo dare visibilità a chi propone prodotti sostenibili e accompagnare questa transizione.
È in quest’ottica che abbiamo creato l’Innovation Route, un percorso intelligente per evidenziare i prodotti innovativi presenti al salone. Per gli espositori è un’opportunità per farsi notare; per i visitatori è un modo semplice per orientarsi tra ciò che è realmente innovativo o sostenibile, che si tratti di propulsione alternativa, gestione dei rifiuti, materiali ecocompatibili o ottimizzazione energetica. Gli espositori che vogliono partecipare si candidano online, indicando quali innovazioni propongono e in cosa consistono. Le candidature vengono valutate da una commissione di esperti del settore. Abbiamo specialisti per la propulsione, per i materiali, per l’efficienza energetica e così via. Ogni mese, loro analizzano le proposte e decidono se meritano il riconoscimento. Non conta se l’azienda è grande o piccola: se il prodotto è davvero sostenibile, viene selezionato. A quel punto, il produttore ottiene l’adesivo verde, che lo identifica come parte dell’Innovation Route.
Il percorso funziona anche perché è ben visibile, ma non è invasivo: è un tracciato efficace che tocca la sensibilità dei visitatori. Il pubblico apprezza molto questa iniziativa, perché oggi è molto attento all’ecologia.
Ma ricordiamo che innovazione non vuol dire solo “green”: ci sono anche evoluzioni high-tech importanti, che rendono i prodotti più performanti e moderni. Oggi Cannes è il primo salone della stagione: presentiamo molte novità e soluzioni sostenibili. E per questo siamo un punto di riferimento, sia per il pubblico che per la stampa internazionale».
Qual è il livello di partecipazione italiana, in termini di espositori?
Sylvie Ernoult: «Circa un terzo degli espositori è italiano, un terzo è francese e un terzo proviene dal resto del mondo. La presenza italiana è forte e si percepisce chiaramente anche passeggiando tra gli stand. Si sentono molte persone parlare italiano, ed è del tutto normale, perché l’Italia è uno dei Paesi leader nel settore nautico. Quindi siamo molto felici di questa partecipazione così importante.
Se guardiamo alle imbarcazioni in acqua, la percentuale italiana è ancora più alta: direi attorno al 40%. Questo perché molti espositori italiani portano in media più barche di tutti gli altri: possiamo stimare circa un 40% di imbarcazioni italiane, un 30% francesi e il restante 30% dal resto del mondo.
Parliamo ora del contesto economico e geopolitico. Viviamo un periodo segnato da incertezza e tensioni internazionali. Questi fattori globali stanno influenzando l’organizzazione del Festival?

Sylvie Ernoult: «Sì, certo, hanno un impatto. Purtroppo l’industria nautica non sta attraversando un buon momento: sta soffrendo. Non sono un’esperta del settore, non costruisco barche: mi considero solo un testimone dell’industria. Ma la mia impressione è che la situazione economica non si risolverà in pochi mesi. È complessa.
Oggi ci sono due approcci diversi per i saloni nautici. Proprio ora sto partecipando a un incontro tra organizzatori di saloni internazionali, e si nota una distinzione netta: da un lato ci sono i saloni più piccoli, molto efficienti a livello locale, dove si fa davvero business, e dall’altro ci sono i grandi saloni internazionali, come Cannes, che ha un ruolo di leadership in Europa ed è al terzo posto nel mondo. Questi eventi sono fondamentali per i grandi attori del settore, ma anche per i piccoli cantieri, che vogliono partecipare per mantenere visibilità e restare nel cuore dell’industria.
Per quanto mi riguarda, i grandi saloni internazionali non sono colpiti in modo diretto dalle difficoltà dei clienti, perché i cantieri hanno comunque bisogno di esserci. Certo, se la crisi dovesse prolungarsi nel tempo, allora potrebbe esserci un impatto, anche perché partecipare a un salone ha dei costi. Ma al momento i grandi player continuano a partecipare, e per quest’anno – e probabilmente anche per il prossimo – non prevedo effetti negativi per Cannes.
Tuttavia, è probabile che i cantieri e gli espositori, in generale, stiano iniziando a ridurre i loro budget. Questo potrebbe colpire i saloni più piccoli, a seconda della posizione dei clienti, e persino i grandi eventi, come il nostro, potrebbero registrare una leggera riduzione nei volumi. Detto ciò, per essere trasparente: quest’anno non vedo alcuna diminuzione della domanda di partecipazione. Credo che il motivo sia chiaro: Cannes è uno dei luoghi dove bisogna esserci. L’industria continua a considerare il nostro salone un punto di riferimento. Anche se so che molti dei miei clienti stanno affrontando difficoltà economiche».
Secondo lei, cosa cercano oggi gli armatori? Sostenibilità, comfort o semplicemente un’esperienza di lusso?
Sylvie Ernoult: «C’è una grande evoluzione in atto, ma è difficile definire una regola universale. Gli armatori nel mondo sono molto diversi tra loro. Quindi è difficile generalizzare. Posso dire però che le nuove generazioni non stanno sostituendo in modo sufficiente quelle più anziane. L’industria nautica sta lentamente perdendo alcuni clienti storici, perché stanno invecchiando. I più giovani comprano barche, sì, ma lo fanno in modo diverso: condividono le imbarcazioni, le noleggiano, vivono la nautica come un’esperienza da provare.
L’atteggiamento è differente, e anche le aspettative: per esempio, la sostenibilità è molto più importante per i giovani. Gli armatori più anziani, invece, sono più orientati al comfort, alla sicurezza, e – nel caso dei superyacht – alla privacy. Chi acquista un grande yacht desidera isolarsi, vivere in modo riservato, lontano da sguardi indiscreti. È un valore molto forte. Oggi, anche scalando l’Everest si incontra folla. Ma in mare, no: lì si ritrova il silenzio, la natura, la solitudine.
La sostenibilità, invece, spesso è richiesta dai figli più che dai genitori. Ma anno dopo anno cresce anche nelle fasce più mature, ed è per questo che l’industria si sta muovendo in quella direzione. I produttori stanno lavorando per anticipare la domanda futura. Ma resta il fatto che le barche sono prodotti di lusso: anche una piccola barca di alto livello può costare 200.000 euro. Quindi oggi, per chi acquista, il prezzo e la situazione economica contano ancora molto. La sostenibilità, forse, non è ancora il criterio decisivo, ma diventerà sempre più importante».
È tutto pronto per il Festival?
Sylvie Ernoult: «Non vedo l’ora di aprire l’edizione 2025 del Cannes Yachting Festival. Le tendenze, l’evoluzione delle tecnologie e la crescente attenzione all’ambiente stanno portando un’ondata di innovazione nel settore. Le barche sono sempre più eleganti e avanzate. È davvero notevole il livello che l’industria ha raggiunto. Ecco perché vale la pena venire a trovarci quest’anno: per vedere con i propri occhi dove sta andando il futuro della nautica».
CANNES YACHTING FESTIVAL
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