Sorprese d’estate
Acqua calma, una leggera brezza spazza appena la superficie, i gabbiani che fino ad un attimo prima volavano in quota, si abbassano all’improvviso sull’acqua, pescetti che saltano impazziti. Come gestire una situazione del genere? Come non farsi cogliere impreparati durante una delle classiche gite fuoriporta?
CALURA ESTIVA
Il caldo fa da padrone in poche pazze giornate di questa estate che assomiglia più ad un bizzarro autunno, dove il vento da nord spazza le coste per giorni e la pioggia porta frequentemente quantità spropositate di detriti in mare. In questo scenario quanto mai insolito, la forte ossigenazione dell’acqua è contrastata dalla elevata SST, o temperatura dell’acqua in superficie, che ha già raggiunto e superato in apertura estiva i 28 gradi. I pesci generalmente settembrini hanno quindi anticipato i loro passaggi sotto costa e se, in altura, si hanno già notizie di alalunghe, nelle secche sono comparse anticipatamente le ricciole ed insieme a loro anche altri pelagici. La catena alimentare si mette quindi inesorabilmente in moto per poche ore facendo trovare impreparati tanti pescatori, che con qualche piccola astuzia, possono portare via una bella cattura da mettere nell’album estivo.
SCORRIBANDE A GALLA E A FONDO
Mentre trainiamo nel basso medio fondale, con qualche artificiale, alla ricerca di occhiate e aguglie, notiamo all’improvviso un volo di gabbiani a pochissima distanza da noi. Con l’occhio vigile ed attento, possiamo osservare il susseguirsi di piccole bollate in superficie, non l’attività frenetica dei tonni a spinning, ma comunque un’attività che vale la pena tenere d’occhio. Avvicinandoci con il motore al minimo, cerchiamo di osservare di che pesci si tratta e preparando un sabiki, iniziamo a lanciare con un piombo leggero (30-50 gr.) in direzione della mangianza. Il sabiki, recuperato in superficie, sarà come un piccolo branco di pescetti in fuga e, se tutto è stato fatto secondo criterio, i pesci non tarderanno ad aggredire le nostre piccole esche. Con l’occhio vigile sull’ecoscandaglio, osserviamo ogni movimento sotto di noi. I passaggi dei predatori o lo spostarsi del branco immediatamente sotto lo scafo, possono convincerci ad un repentino cambio di grammatura ed un conseguente invio del sabiki a fondo, alla ricerca di altri commensali.
CAMBIO DI DIREZIONE
Per quanto descritto la situazione nella vasca del vivo dovrebbe essere simile a: una o due occhiate, qualche aguglia, diversi sugarelli ed alacce, l’idea quindi di passare da una pesca soft a qualcosa di più impegnativo ci sfiorerà immediatamente, ma a quale esca daremo la preferenza? Dove andremo a calare le nostre esche? Quale attrezzatura? Presa coscienza di voler tentare il classico colpo sotto misura, andremo a mettere immediatamente in pesca le esche catturate sulla mangianza, calandole direttamente nel punto in cui abbiamo visto l’attività frenetica dei pesci. La piombatura ovviamente sarà frazionata, quindi niente pesanti guardiani ma piuttosto piccoli piombi da 20/40/70/100 gr che andremo a piazzare a 15 e 35 metri dall’esca. Con questi accorgimenti sarà facile lasciare la massima mobilità al nostro vivo trasformandolo in una irresistibile attrazione per qualunque predatore di passaggio.
CANNE E MULINELLI
Le sorprese come già detto sono in agguato, a questo punto sarà opportuno non andare tanto “leggerini” poiché in mezzo a questo clima pazzo, anche i tonni potrebbero venire a farci visita. Pertanto le canne saranno da 12/20 lbs meglio se corte e da stand-up, i mulinelli rotanti da almeno 20 lbs ed il dynema in bobina da 60 lbs. Il terminale sarà di nylon da almeno 20 metri con una girella posta prima degli ami o dell’amo singolo, è bene infatti tener presente che utilizzando esche come le alacce, l’uso di ami singoli meglio se muniti di occhiellini in acciaio per il posizionamento dell’esca (nel nostro esempio utilizziamo i TOP-GAME), garantirà grande vitalità all’esca ed un risultato sicuro al momento dell’aggressione dell’esca.
PROFONDITÀ DI PESCA
La prima scelta è stata fatta, ma nessun pesce sembra gradire la nostra esca, dove proseguire la pescata?
È una domanda che in molti si pongono, specialmente chi, abituato a trainare con il piombo guardiano, non ha dimestichezza a muoversi lontano dalle secche. È bene sapere che nella fascia d’acqua dai 15 ai 9 metri il padrone incontrastato è il pesce serra, che non tarderà ad azzannare il nostro vivo, lasciandoci spesso e volentieri, con un palmo di naso. Pertanto nel caso in cui si decida di dedicarsi alla cattura di questo predone del sotto costa avremo l’accortezza di sostituire il nylon con del cavetto d’acciaio prima di avvicinarci alla zona di caccia dell’inafferrabile eurialino. Volendo, invece, scegliere la strategia di cercare prede diverse sarà importante girare intorno ai tagli di corrente, facendo attenzione a non sporcare con alghe esca e terminale, partendo da profondità vicine ai 40 metri e scendendo via via nel caso si peschi nel pomeriggio o salendo anche fino ai 70 metri se la pesca viene effettuata dalla mattina al mezzogiorno.
UN OCCHIO ALLA NORMATIVA
Essendo aperta la pesca al tonno rosso ricordiamo che bisogna essere muniti dell’apposita licenza rilasciata dalla capitaneria di porto e che soprattutto è fondamentale tenere d’occhio quotidianamente i notiziari ed i bollettini per sapere quando la pesca viene chiusa per il raggiungimento delle quote, piccole accortezze che ci tengono al riparo da spiacevoli sorprese al rientro in porto. Per quanto riguarda invece specie come il tonno alletterato i limiti di pesca seguono le normali regole di 5 Kg per pescatore oppure una preda che superi tale peso.