Bolentino profondo tra i banchi del Mediterraneo
30 miglia di navigazione per raggiungere il waypoint, questa volta in compagnia di Sandro Onofaro, grande amico di ABC e Campione del mondo di pesca.
Per provare la pesca a bolentino, siamo nel bel mezzo del mar Mediterraneo, scandagliando i fondali di Graham, Terribile e Bancazzo, dei paradisi subacquei per tutti gli appassionati pescasportivi.
I fondali sabbiosi sono tagliati da una lunga dorsale rocciosa, nata da eruzioni vulcaniche sotterranee che hanno cambiato conformazione ad una vasta porzione di Mediterraneo.
Impegniamo tutto il pomeriggio per la preparazione della battuta, correggendo terminali e visionando le mappe in 3D al computer, alla ricerca dei migliori hot spot, che possono regalarci forti emozioni.
I nostri punti sono tutti posizionati tra i 150 e i 200 metri alla ricerca di occhioni, cernie e altri pesi che trovano su quei fondali una circuito trofico vitale.
Ci imbarchiamo su un Arvor 28, una barca da pesca di 9 metri e passa, attrezzatissima per tutte le tecniche; ci indirizzeremo comunque verso la pesca a bolentino con un’attrezzatura pesante e mulinelli elettrici che ci permettano il recupero veloce anche con prede importanti.
In uscita dal porto raggiungiamo subito, in rientro, la barca del cianciolo che ci fornisce le esche, in stiva mettiamo subito una cassetta di sardine, una di calamari di taglia e una piccola cassettina di sgombri.
Al volo recuperiamo alcune seppie vive che prontamente andranno nella vasca del vivo per provare qualche giro di traina attorno ai banchi. Raggiungiamo i fondali e, dopo un’attenta valutazione dell’ecoscandaglio, decidiamo di calare in prossimità di una cigliata a circa 180 metri.
L’attrezzatura per il bolentino
Utilizziamo sul terminale 5 ami del 8/0 ricurvi e nell’ultimo bracciolo un 6/0 collegati ad un bracciolo da 10 cm della dimensione di 0.6 mm con carichi di rottura a partire da 30 Kg, tutto legato ad un trave da 0.9 mm. Il terminale è lungo circa un metro e mezzo, collegato alla lenza madre tramite snodi e girelle a cui inseriamo un lampada stroboscopica lampeggiante al fine di attirare la preda sotto la barca.
L’ancoraggio
Ci troviamo fortunatamente in una situazione di assenza di correnti importanti, ma decidiamo di ancorarci ugualmente, dopo aver provato a pescare in deriva per una decina di minuti e aver allamato qualche bell’occhione e qualche grosso sugherello. Montiamo quindi la corrente per un centinaio di metri e gettiamo l’ancora a rampino con un paio di metri di catena. Nella cima dell’ancora comunque inseriamo un parabordo per far calare in maniera più verticale possibile la catena.
Tra le catture non poteva certo mancare la cernia: in questo caso la fortuna è stata dalla nostra e ne abbiamo scovata una di grosse dimensioni (40 Kg circa). La risalita è stata rischiosa in quanto il terminale e le attrezzature sono state sottoposte ad una sollecitazione impegnativa, ma dopo i primi 30 metri la cernia è salita quasi a pallone con la vescica natatoria gonfia di gas, che ha ucciso l’animale per arresto cardiaco.
L’esca
Inneschiamo gli ami più vicini al fondo con il filetto di sarda: basta sfilettare la sarda dalla parte posteriore e aprirla a libro, l’amo va inserito all’interno, si chiude la sarda e se è possibile sarà utile legare la sardina con del filo elastico. Terzo e quarto amo sono invece innescati con un involtino di calamaro ripieno di sardina, molto semplice da fare: basta ripetere l’operazione con la sardina e dopodiché avvolgere l’esca con il mantello del calamaro eviscerato in maniera di coprire la sardina.
Per l’amo più in alto invece abbiamo grandi aspettative, inneschiamo un mix di sarde a grappolo, un calamaro e mezzo sgombro che faccia da richiamo alle grosse cernie del Mediterraneo.
Il pozzetto della barca
La barca ha un ampio pozzetto e ci permette ampia libertà di movimento con ben 4 attrezzature in pesca.
I mulinelli elettrici
I mulinelli elettrici sono compagni fedeli di chi pratica il bolentino di profondità – sarebbe pazzesco recuperare a mano lenze da profondità elevate come quelle su cui peschiamo.
Il gps e la carta nautica
Grazie ad una strumentazione eccellente, non abbiamo problemi a scegliere il punto di pesca valutando pro e contro. La “signora barca” è attrezzata di tutto punto, valida compagna per una pescata con il campione Sandro Onofaro.
Una bella mostella catturata nell’amo innescato con “l’involtino”.
La mostella vive a stretto contatto con il fondo roccioso in tane profonde, anguste e buie nelle quali si mimetizza benissimo grazie alla sua livrea scura. Unico punto debole del suo mimetismo è rappresentato dai suoi bargigli che, essendo bianchi, la rendono facile da individuare anche in penombra. Spesso divide la tana con la cernia.