Traina con il vivo a puntate 2^ puntata: la barca ideale
Eccoci di nuovo a raccontarVi tutto quanto occorre per poter andare a far traina con le esche vive.
Questo capitolo è dedicato alla barca.
La tipologia e l’allestimento della barca, infatti, sono fondamentali. Partiamo dalla considerazione di fondo che la pesca con esche vive a caccia di predatori di fondo o mezzo fondo si fa su secche o formazioni rocciose che difficilmente distano molte miglia dalla costa.
Quindi questo vuol dire che a differenza della traina d’altura che si fa normalmente a molte miglia di distanza dalla costa, questo tipo di traina non necessita di imbarcazioni d’altura e quindi con caratteristiche e dotazioni adeguate. Questo in linea di massima equivale ad avere un mezzo che sia in tutti i sensi più abbordabile. In alcune zone dove le secche e gli spot sono a pochi metri dalla costa e magari vicino ad un approdo, questo tipo di traina può essere fatto con barche dalle dimensioni veramente contenute (5/6 metri) con motore fuoribordo di almeno 40 HP e magari un piccolo motore ausiliario per le basse velocità. Quindi a conti fatti dal punto di vista della barca questo tipo di pesca può essere veramente alla portata se non di tutte le tasche, quasi.
Le caratteristiche fondamentali comuni a tutte le barche adatte alla pesca in mare sono: una buona stabilità dello scafo, un ampio pozzetto, un buon numero di portacanne per la pesca e a riposo e un buono spazio per riporre il pescato. A questo riguarda sarebbe meglio avere delle capienti vasche per il pescato con un buon maceratore per la pulizia.
Esistono sostanzialmente tre tipi di caratteristiche specifiche legate a questo tipo di pesca:
1) La velocità. Questo tipo di pesca si fa a velocità molto basse, diciamo di solito sotto il nodo.
Questo vuol dire o avere motore/motori in linea d’asse, dotati di sistemi di rallentamento chiamati comunemente “trolling valves” oppure in caso di utilizzo di motori fuoribordo ci sono due soluzioni. Avere un piccolo motore ausiliario, anche elettrico, in grado di lavorare a regimi di minimo senza rovinarsi e che permettano all’imbarcazione di andare a queste velocità che superano di poco lo scarroccio con vento moderato! Altra soluzione è uno strumento meccanico chiamato easy trolling che si applica sul piede del motore e devia il flusso dell’elica. Nessuno sforzo per il motore, minor velocità per la barca!
Va ricordato che se pur a bassissime velocità si deve essere in grado di governare l’imbarcazione per seguire attentamente ed accuratamente la batimetrica desiderata. Per i pochi che non lo sapessero le batimetriche sono le linee (immaginarie) del fondo formate da punti con uguale profondità.
Esistono altri metodi in assenza dei succitati sistemi e sono lo scarroccio, con il quale è pressoché impossibile governare attentamente la barca per seguire il fondale, e l’utilizzo di ancore galleggianti in grado di ridurre la minimo desiderato la velocità, anche queste di difficile utilizzo e scarsa resa.
2) Vasca del pescato. Questo strumento, strutturale o auto-costruito è indispensabile per conservare le esche vive dopo averle pescate ed in attesa di essere utilizzate sugli spot di pesca.
Nei fisherman americani e anche nostrani normalmente a centro barca o verso poppa nel pozzetto esistono, integrate alle murate, vasche coibentate dotate di ossigenatore, valvola del troppo pieno, ricircolo continuo dell’acqua salata e maceratore per lo scarico.
Queste vasche, a volte anche divise in più scomparti, per conservare esche di specie e di dimensioni diverse, possono essere anche molto grandi, in grado di contenere anche 100 litri di acqua salata. In alcuni casi, sulle barche più “ricche” e attrezzate si trovano anche i Tuna Tubes, strumenti nei quali vengono inseriti come proiettili piccoli tunnidi che resistono vivi per molto tempo perché propriamente “sparati” ad altissima pressione di acqua salata in grado di ossigenarli.
Diciamo che per fare correttamente questo tipo di pesca basta anche una semplice igloo, dotata di carico di acqua salata con possibilità di ricircolo continuo e quindi ricambio d’acqua. Certo in una vasca fatta così artigianalmente non si potranno tenere vivi i tonnetti ma i calamari, le seppie, i sugarelli, le aguglie e qualche altro pescetto lo manterremo vivo egregiamente.
Per le aguglie sarebbe meglio avere i bordi interni della vasca o dell’igloo curvi per evitare che sbattendo si rompano il becco. Quando parleremo di esche (e lo faremo in un capitolo dedicato) toccheremo anche l’argomento di come, una volta pescati, sarà bene conservarli per farli restare vivi a lungo.
3) L’ecoscandaglio. Strumento quasi sempre indispensabile nella pesca dalla barca in questo tipo di traina rappresenta un aspetto più che mai di primo piano. Non solo per seguire il fondo ma anche per leggere i segnali che la sonda ci restituisce. A volte si vede il pesce, nascosto negli anfratti e passando e ripassando ci regala il fatidico strike. Fondamentale un buon eco, anche senza una sonda particolarmente grossa (600 w bastano quasi sempre in quanto le profondità difficilmente superano i 70/80 metri) però con un software in grado di segnalare i “rumori” anche detti Echi, facilmente interpretabili. Ricordo che per imparare ad usare bene un eco di buon livello ci vuole tempo, tempo e tempo. Non sottovalutate questo aspetto. A volte può fare la differenza.
Queste tre unitamente alle caratteristiche comuni in tutte le barche adatte alla pesca fanno di una semplice imbarcazione una vera e propria macchina da pesca.
Poi ci sono alcuni aspetti che sono legati più che altro ai gusti, alle tasche ed alle esigenza di navigazione o di utilizzo. Così per limitare la rosa delle possibili barche direi che ne esistono di alcuni tipi e più in particolare: i center consolle o i walk around dotati di motori fuoribordo con ausiliario e o sistemi frenanti tipo easy trolling. I gozzi tipo Sciallino, plananti con motori entrobordo in linea d’asse, molto marini e con scafo tradizionale del leudo ligure (gozzo tradizionale ligure e spagnolo).
I fisherman americani in linea d’asse che a loro volta si suddividono in Express (open con hard top e a volte tuna o marlin tower) i flybridge tradizionali con guida interna e sul fly e convertible con guida solo sul fly.
Come detto prima per tutti i gusti e tutte le tasche. Aggiungiamo, inoltre, che oltre ai fisherman americani di cantieri più o meno famosi tipicamente con scafi a V profonda e deadrise (angolo di poppa) abbastanza accentuato esistono ottime barche Europee (Italiane e Spagnole per lo più) con caratteristiche simili a quelle americane o più strettamente legate alla tradizione mediterranea come i Leudi Liguri e delle Baleari.
Identikit
Nome Scientifico: Seriola Dumerili, in Inglese Amberjack the greater
Nome Volgare: Ricciola
Caratteristiche: la ricciola è diffusa quasi omogeneamente lungo le nostre coste. E’ un pesce pelagico che, pur non compiendo vere e proprie migrazioni, si sposta alla ricerca di acque che mantengono costante la temperatura, infatti, durante i mesi freddi si porta a profondità maggiori, dove l’acqua non subisce l’influenza del clima esterno. La ricciola allo stato giovanile, dai 200 grammi ai 2 chili di peso, vive e caccia nell’immediato sottocosta, sia per la ricchezza di piccoli pesci, che per trovare riparo dai predatori più grandi.
Questo pesce è molto più confidente in fase giovanile; mentre diventa più scaltra e attenta man mano che cresce. Gli esemplari più giovani, nella cui livrea sono evidenti sfumature gialle, tendono ad aggregarsi in branchi, gli esemplari più vecchi sono generalmente solitari. L’avvicinamento alla costa avviene in primavera e estate, periodo della riproduzione.
Crescendo raggiunge la seconda fase d’età. Dai 2 ai 7-8 chili, abbandona l’immediato sottocosta, per portarsi su secche e cigliate più tranquille. Non ha ancora raggiunto l’età della riproduzione e, quindi, non effettua spostamenti considerevoli limitandosi a raggiungere fasce di mare più profonde per trovare temperature costanti.
La terza fase nell’età di questo pesce, comincia con l’età della riproduzione. Da questo momento in poi il comportamento viene guidato da tre fattori principali: l’astuzia, la curiosità e la diffidenza.
L’aumento di peso non è dettato soltanto dall’età, ma anche dal tipo e dalla quantità di alimentazione. In uno stesso branco di individui presumibilmente della stessa età, si possono trovare esemplari di 15, 20 o 30 chili, questo perché la crescita è determinata dall’assunzione di cibo. La ricciola è l’unico pesce che si cattura quasi esclusivamente con l’esca viva. Quelle che preferisce sono le aguglie, le occhiate, i cefali, le seppie e i calamari. Quella che preferisco io è il calamaro!
Ricciola in cucina
Quando la Ricciola è di taglia generosa (si ricorda che gli esemplari più piccoli inferiori ai 5/7 chili è bene rilasciarli in quanto questo pesce può raggiungere anche i 50 chili e superarli!) non è bene sfilettarla, ma è consigliato tagliarla in vere e proprie fette o tranci, come il pesce spada.
Il trancio di Ricciola è buonissimo sia al forno che alla griglia.
Per questo non servono ricette. La ricciola è anche molto buona cruda (fatta a sushi) ma ricordate molto bene che per consumare il pesce crudo va prima congelato per evitare il problemi anche gravi. In questo caso vi proponiamo un metodo alternativo. La ricciola usata come condimento per un piatto di pasta che unisce la tradizione napoletana a quella siciliana.
Puttanesca alla ricciola:
Si fa un sugo tradizionale alla puttanesca fatto da pomodori pelati e privati dei semi, capperi olive nere e/o verdi, pinoli, uva passa, sale pepe ed un pizzico di peperoncino.
Quando si arriva a meta cottura del sugo si aggiunge 4 etti di tocchetti di ricciola fresca e si fa cuocere per quindici minuti nel sugo.
Nel frattempo si fa bollire l’acqua dove si fanno cuocere gli spaghetti trafilati al bronzo scolati al dente.
Uniteli al sugo e mantecateli.
Servite caldissimi e attenti a non leccarvi troppo i baffi!
Per saperne di più o se volete provare la tecnica di pesca con il vivo http://www.permare.net/ e http://www.jollypesca.net/