Il mondo dei materiali compositi in esposizione
La fiera internazionale dei materiali compositi si tiene presso il centro fieristico Paris-Villepinte. La Fiera in questione, a cui il sottoscritto partecipa con continuità sia in veste di speaker che di visitatore, espone e tratta lo stato dell’arte e tutte le novità del mondo industriale legato a questa particolare classe di materiali.IL JEC
Il JEC nacque alla fine degli anni 90, come “costola” del CPC (Center for Promotion of Composites) e, dalla sua nascita, è stato un crocevia fondamentale nello scambio di informazioni e sul networking degli operatori di settore.
Nel 2018, in particolare, la manifestazione – durata tre giorni – ha segnato un passo molto positivo. Specialmente se si pensa che i 1.300 espositori hanno raccolto più di 42.000 visitatori professionali provenienti da oltre 100 paesi in tutto il mondo.
Molto spesso si pensa ai materiali compositi come ad un settore di nicchia. Un settore che possa riguardare l’aeronautica, le applicazioni spaziali o le auto di formula 1.
In realtà, non tutti sanno che ora non si contano più le applicazioni dove i compositi vengono usati. La nautica, naturalmente, non è esclusa da questo trend tecnologico, che cresce da oltre mezzo secolo.
LA VETRORESINA
Partiamo, infatti, col dire che il VTR (vetroresina), che in modo più “internazionale” viene definita come GFRP (Glass Fiber Reinforced Polimers), altro non è che un sottoinsieme di questa classe di materiali. Rappresenta, per l’appunto, la principale fase costituente del 90% delle imbarcazioni.
Essa è realizzata dal connubio delle fibre di vetro, sottili come capelli, che vengono tenute insieme da colle sintetiche denominate, per l’appunto, resine.
Il compito delle due singole “fasi” è differente.
Le fibre hanno l’obbligo di sopportare i carichi, ossia gli sforzi che l’imbarcazione subirà. Invece, le resine servono soprattutto a tenere le fibre unite, a dare loro una forma, senza resine sarebbero morbide, e fungono da “magma” all’interno del quale gli sforzi si trasferiscono.
Beh! Detta così, mi rendo conto, che risulta “abbastanza ingegneristica” come spiegazione. Purtroppo è la semplificazione più spinta che mi viene da suggerire per dare l’idea al “non esperto” di cosa siano i compositi.
Le barche vengono costruite con questi materiali, perché, sempre a grandi linee, se le confrontiamo con i metalli o con il legno, i vantaggi che ne derivano non si contano.
LEGNO E METALLI
Il legno, innanzitutto, a contatto con l’acqua marcisce se non viene trattato costantemente, accuratamente e magistralmente. Il composito, no.
Il legno, pertanto, a differenza di una “plastica rinforzata”, richiede moltissima manutenzione in più. Anche se, come sono belle talune barche in legno!
I metalli, invece, possono presentare fenomeni corrosivi.
Chiaramente, anche qui esistono opportuni trattamenti chimico-fisici atti ad evitare tale inconveniente. Ma la caratteristica che rende il composito vincente è proprio l’estrema leggerezza rispetto al volume.
Anche qui, se prendiamo un composito a base di fibra di vetro – ma la gamma di fibre è nutrita: carbonio, aramidiche, etc. – e rapportiamo il suo peso specifico con quello di un qualsiasi acciaio, ci accorgeremo che il recupero supera il 70% del peso.
Questo, con ovvie conseguenze su molteplici altri aspetti, come, solo per fare un esempio, quello dei consumi.
UNA CONTINUA SCOPERTA
Chiaramente, essendo una classe di materiali abbastanza “giovane” – i compositi “moderni” risalgono a circa 60 anni fa – si sviluppa anno dopo anno compiendo passi da gigante e, con essa, tutti i macchinari e le tecnologie legate alla loro lavorazione.
Per tali motivi, ogni anno, gli esperti di settore, i fornitori, i cantieri e le aziende più disparate partecipano ad eventi come il JEC, durante i quali possono confrontarsi, esporre ed apprendere tutto quanto di nuovo l’anno produttivo abbia messo in campo in un settore industriale che, a livello mondiale, occupa circa un milione di addetti per un fatturato stimato di oltre 80 miliardi di euro.