Valutazioni per l’acquisto di imbarcazioni usate
Negli ultimi anni, come ben sanno coloro che bazzicano il variegato mondo della nautica da diporto, se il commercio delle imbarcazioni ‘nuove’ ha sofferto notevolmente la crisi è anche – probabilmente – per l’inflazionato mercato dell’usato che ha – in un certo senso – cannibalizzato le vendite dei cantieri di produzione.
Le società di leasing dispongono ancora di un elevato numero di imbarcazioni con qualche stagione di mare alle spalle e allo stesso tempo (vuoi per disaffezione, vuoi per sfiducia o semplicemente per stanchezza) non pochi armatori hanno deciso di ‘disfarsi’ della propria beniamina re-immettendola (appunto) sul mercato dell’usato…
Ad onor del vero, oggigiorno chi ha un minimo di disponibilità economica e di solidità finanziaria riesce anche a fare dei ‘buoni affari’, in quanto l’usato presente sul mercato non risulta particolarmente ‘datato’ né tantomeno sfruttato e di conseguenza – con un certo potere contrattuale – si riescono ad acquistare delle imbarcazioni con un ottimo rapporto qualità/prezzo.
Purtroppo, però, non è sempre così.
Specialmente nel mercato dell’usato, il miraggio rappresentato dal fatto di acquistare un’imbarcazione ad un costo molto appetibile può far rischiare di prendere qualche ‘granchio’ … Spesso, difatti, andando a scavare un po’ più in fondo si può scoprire che probabilmente il prezzo di acquisto spuntato non era così conveniente, se analizzato con obiettività da un occhio neutrale ed esperto.
Beh, è anche vero che nel nostro paese… Son tutti esperti di imbarcazioni! C’è quel medico che naviga da trent’anni, o quell’avvocato la cui passione sono i motori…
Ma c’è anche il miglior amico del cugino che (garantito!) conosce le barche meglio delle proprie tasche (anche se, in realtà, fa l’industriale nel settore del legno ) o il nipote del farmacista che dovrebbe aver lavorato nel cantiere ‘Taldeitali’ ed è sempre disponibile se lo chiami per qualche consiglio!
A volte, e vi assicuro che non scherzo, si ascoltano dei discorsi davvero assurdi in questo settore. Come quando gioca la Nazionale di calcio tutti diventano espertissimi allenatori, così in questo mondo al momento dell’acquisto di un’imbarcazione usata vengono dispensati giudizi e vaticini da sedicenti esperti che la metà basterebbe per chiedere un rispettoso silenzio in merito.
E questo non tanto per garantire qualche euro in più nelle tasche dei ‘periti professionisti’, quanto per non demoralizzare ulteriormente un mercato già in enorme sofferenza che non può e non deve essere sfiduciato o mortificato ulteriormente con degli acquisti non al livello delle legittime ambizioni.
Un’imbarcazione che delude le aspettative di un armatore non fa altro che accrescere il clima di poca serenità che da troppo tempo ormai costella il mondo del diporto.
Ed è proprio per questi motivi che, visto che ci si appropinqua al tempo in cui le barche iniziano ad essere varate e qualche acquisto ‘last minute’ può essere ancora effettuato, è molto importante – nel momento in cui si decide di valutare l’acquisto di un ‘buon usato’ – affidarsi al parere di un esperto che possa tutelare il papabile acquirente.
Le barche, a differenza di altri beni di lusso, sono degli oggetti estremamente complessi che vanno valutate attentamente e sulla scorta di una conoscenza tecnica profonda.
Personalmente, quando mi vengono affidati un incarico peritale ed una valutazione tecnico-commerciale del bene, mi faccio abbindolare poco dall’aspetto esteriore che (talvolta) può essere tranquillamente ‘camuffato’ con delle sapienti opere di carrozzeria. Senza voler entrare nel merito di una lunga e complessa dissertazione tecnica, al momento in cui si effettua una perizia su di un’imbarcazione, è di fondamentale importanza andare a valutare innanzitutto lo stato di conservazione della scocca, con particolare riferimento alla carena, che può presentare diversi problemi come osmosi, delaminazioni, rotture, etc. In questi casi, risulta minata l’intera sicurezza del mezzo e delle persone che ci navigano a bordo.
Talvolta possono esservi anche dei vizi occulti o possono essere state effettuate delle riparazioni o dei ripristini di cui è bene mettere al corrente l’armatore.
In seconda istanza, gli impianti.
Essi devono essere non solo efficienti, ma soprattutto devono essere costruiti secondo criteri progettuali abbastanza rigidi che talvolta, riscontro, non risultano completamente rispettati.
Un impianto elettrico, ad esempio, può apparentemente mostrarsi efficiente nella misura in cui l’aria condizionata funziona, gli elettroventilatori lavorano, i fanali si accendono tutti, il caricabatterie fa il proprio dovere. Ma non sempre ciò che sembra efficiente lo è nella realtà.
Se i cavi dell’impianto non hanno la sezione adeguata si possono rischiare fenomeni di forte surriscaldamento che nei casi più gravi e sfortunati possono provocare addirittura degli incendi. Fra l’altro, non sono rari i casi in cui un armatore abbia chiesto ad un elettricista di fiducia una qualsivoglia modifica che – se non effettuata a regola d’arte – può risultare una vera e propria manomissione dell’impianto originale realizzato dal cantiere costruttore.
Ma andiamo avanti. I motori sono un’altra spina nel fianco. Su di essi deve essere effettuata regolare manutenzione da parte di operatori specializzati e officine autorizzate e – soprattutto – durante la prova a mare devono essere monitorate con estrema attenzione le condizioni operative e i dati tecnici rilevati e vanno riscontrati con quelli indicati dal costruttore dei motori stessi.
Un altro aspetto estremamente interessante è quello legato alle dotazioni di sicurezza. Nella mia personale esperienza, ho avuto modo di constatare che non sempre un armatore conosce quali e quante dotazioni debba possedere l’imbarcazione che sta andando ad acquistare per poter navigare in completa sicurezza. Non è raro, ad esempio, riscontrare a bordo un impianto antincendio inadeguato o sottodimensionato.
In ultimo ma non per importanza, mi permetto di fare un accenno alle tecnologie costruttive della vetroresina. Oggi va molto ‘di moda’ parlare di infusione e sottovuoto.
Queste tecniche, devo dire, ancorché rappresentino – di certo – un fiore all’occhiello delle tecnologie nautiche, possono allo stesso tempo rappresentarne un limite nella misura in cui esse richiedono un discreto tasso tecnico per poter essere implementate sulle scocche senza incorrere in alcun tipo di problema.
A parte i soliti noti, non tutti i cantieri sono attrezzati per realizzare un’infusione a regola d’arte e ancor meno numerosi sono i tecnici in grado di valutare (specialmente ‘a posteriori’) come è stata eseguita quell’infusione…
Da tutte queste considerazioni nasce spontaneo l’amletico dubbio: siamo proprio sicuri che stiamo acquistando un’imbarcazione ad alto rapporto qualità/costo semplicemente perché appare ‘bella’ o perché il cugino dell’amico che ha visto la barca la giudica un affare?