Troll…troll… TROLLING!!! Viaggio nelle lontane acque dell’oceano Atlantico
Dopo 12 ore di volo e dopo che il jet lag mi ha fuso sempre più il cervello, sbarco a New York con 2 portacanne e un borsone pieno di attrezzatura da pesca. Rob, il mio amico ma anche la mia guida di pesca si fa trovare al gate in bermuda.
E’ tarda primavera e a New York fa già caldo, dormo ancora in auto un paio di ore e alle 17 del pomeriggio sono già in New Jersey. Il tempo di organizzare valigie ed una veloce cena per andare ad incontrare l’equipaggio per la battuta dell’indomani mattina. Intontito dal sonno vado a letto con la sveglia puntata alle 4:00. Recupero poco fisicamente ma al primo suono della sveglia salto dal letto pronto per scoprire nuovi posti e nuove tecniche. In mezz’ora siamo al pontile di Ocean City, e il nome già mi fa capire che non siamo nelle acque a Noi care. Siamo in 4, Io, Rob, il capitano Mike e Slash il tuttofare.
Usciamo dal porto e siamo già in pieno oceano, soffia un vento a 14 nodi da est, ma la nostra imbarcazione mi da tanta fiducia. Un classico della pesca americana, un fisherman da 10 metri con comandi esterni interni e un ponte fly da dove il nostro capitano governa la barca. Due motori Yamaha da 250 Cv che sviluppano una potenza su quella barca veramente impressionante.
Con mare forza 4 navighiamo ad una velocità di 20, per circa 4 ora verso “Toms Canyon”, un luogo in cui un meteorite colpi la piattaforma continentale atlantica circa 35 milioni di anni fa.
Toms Canyon dista circa 100 miglia da Ocean City.
La barca è veramente perfetta in tutto, permette di seguire in un monitor posizionato nella dinette gli andamenti batimetrici, con lo zoom sul fondale, parliamo sempre di fondali oceanici dove abbiamo sfiorato anche i 4000 metri di profondità. Si va in direzione est dove al nostro arrivo incontriamo sul punto altre 4 imbarcazioni che avevano già fatto incetta di tonni.
Negli Stati Uniti la pesca è uno sport con la S maiuscola, ogni barca aveva già allamato dai 5 ai 10 tonni del tipo “Albacares” o “Alalunga” e tutti erano stati rilasciati già sotto la barca, si evita cosi di sottoporli allo stress dell’imbarco. Gli ampi “balconi” a poppa permettono qualsiasi manovra a pelo d’acqua.
Prepariamo un’attrezzatura da combattimento che io chiamerei da “guerra” visto il libbraggio. Canne e mulinelli che potrebbero issare automobili dal fondo del mare. Tra le murate laterali, quella poppiera, e un roll-bar posizionato ad un metro circa dalla poppa caliamo in mare ben 8 canne, calcolando che la barca è comunque larga a poppa più di 3 metri.
Le esche ci sono tutte, minnow e rapala di tutti i colori e, jig, inchiku, e con un mio grande stupore, non una vasca del vivo, ma bensì un vero acquario da 300 litri che mantiene in vita seppie ed una specie di sugherello atlantico. Scegliamo però come da nostra tradizioni gli amati octopus a testa piombata. Inutile dire che sembra un po’ troppo stare a guardare perciò il capitano accende i motori e si parte, ad una velocità di 7/8 nodi con qualche accelerata di tanto n tanto alla ricerca del big-fish.
Chiedo come mai con mare mosso aumenta la velocità di traina e Rob patriotticamente risponde che i tonni Americani sono più veloci di quelli Italiani. Quindi i comincia ad impostare in barca la batteria di canne, le prime due esterne, innescate con octopus senza divergenti, ad una distanza di 50 metri dalla poppa, subito sul roll bar, altre due canne calate a 30 35 metri da poppa e innescate sempre con gli octopus, nella parte centrale di poppa due canne più piccole per lavorare in stand-up con manico curvo, veramente comode per lavorare in piedi. Tutti i mulinelli imbobinati con 500 metri di lenza, calamento sempre doppiato con circa 2 metri di lenza di 0,70-max 0,80 mm.
Quando si ha la prima allamata bisogna stare attentissimi anche alle altre canne in quanto ne posso partire consecutivamente più d’una, questo perché in alto mare i tonni camminano in branco, una curiosità è che spesso i tonni dello stesso branco hanno tutti la stessa dimensione. Anche se le attrezzature permettono di applicare una robusta resistenza è stato utile fare sfuriare il pesce all’amo durante le prime fughe, aspettare che cominci a stancarsi per poi cominciare l’azione di pompaggio e recupero.
Se il pesce allamato è uno soltanto bisogna subito issare in barca le altre lenze per evitare spiacevoli ingarbugliamenti che potrebbero portare alla rottura delle lenze e alla perdita del pesce.
Cambiamenti metereologici repentini influiscono sulla velocità di traina, spesso in poche miglia d’oceano troviamo momenti di alternanza di bassa e alta pressione che cambiano anche i movimenti superficiali delle acque, acque più dense si mescolano con quelle meno dense, si hanno fenomeni di risalita di plancton che innescano i vari circuiti trofici, per cui anche le attività dei pesci cambiano. Una conoscenza di questi fenomeni può essere d’aiuto al lo skipper per regolare al meglio la velocità di traina anche con veloci variazioni dei venti.
L’oceano stranamente dà più punti di riferimento del Mediterraneo, sono tante le specie avicole che volano in quelle acque così lontane alla costa, e molto spesso si intravedono tonfi nell’acqua di tonnetti, marlin e squali come il fox shark (squalo volpe) che ci indicano branchi di pesci sotto la superficie.