Red passion: prai, pagelli e scorfani con il bolentino
Il rosso, per chi pesca a bolentino è sinonimo di prede importanti: stiamo parlando di prai, pagelli e scorfani, prede principe delle sessioni estive di bolentino.
Tutti i pescatori, dai più blasonati ai meno fortunati, da quelli della domenica a quelli costanti e temerari, hanno avuto una tappa obbligatoria, un passaggio breve o lungo che li ha forgiati: il bolentino.
Spesso però questa tecnica di pesca viene abbandonata in favore di discipline alieutiche più nobili, o presunte tali, che possono regalare grandi catture e combattimenti al cardiopalma; a volte si sottovaluta che un bolentino sapientemente elaborato può regalare ore ed ore di divertimento e carnieri da fare invidia anche ai trainisti incalliti!
LA SCELTA DELLO SPOT …
E’ opinione comune che una sessione di pesca non si improvvisi; questa regola ovviamente vale anche per il bolentino. La preparazione di una battuta di pesca mirata alla cattura di grossi sparidi e scorfani non fa eccezione. Scelto lo spot ideale, sarà importantissimo preparare l’ancoraggio, predisponendo cima a sufficienza per ancorarsi lontano dallo spot e raggiungerlo allungandosi sull’ancora.
Per esser certi di raggiungere l’obiettivo, saranno fondamentali un pedagno da calare direttamente sul punto prescelto ed un paio di discese a scarroccio per calcolare il punto esatto dove dar fondo all’ancora. Inutile dire che ancora e catena dovranno garantirci un ancoraggio stabile e preciso, nel dubbio meglio aggiungere qualche metro in più di catena o inserire dei pesi sui primi metri di cima.
Stabilizzata la barca, vedremo se per opera della corrente le nostre esche raggiungono il punto segnato dal pedagno. Se così non fosse, occorrerà distanziarsi dall’ancora fino a raggiungere il segnale nel miglior modo possibile.
… E DELLE ESCHE
“La fame vien mangiando”, indubbiamente questo antico detto può essere applicato anche alla pesca a bolentino, ma invogliare i nostri amici pinnuti al primo boccone può spesso essere impresa ardua.
Generalmente si tende a considerare che i pesci mangino lo scarto delle pescherie, non a caso si può trovare il “gambero da pesca” a pochi euro un po’ dappertutto. Acquistare del prodotto congelato e scongelato ripetutamente non è sicuramente una scelta saggia, prima di tutto perché, perdendo le proprietà organolettiche, una volta sul fondo (ammesso che ci arrivi), la nostra esca si sfalderà al primo boccone, lasciando l’amo scoperto. Un altro problema da non sottovalutare è che i pesci mangiano senza diffidenza ciò che in natura trovano, perciò a nulla vale usare il miglior fluorcarbon se poi sull’amo vi è del gambero del Senegal! Meglio investire qualche soldo su un gambero rosso o rosa locale, un calamaro fresco, delle cozze e qualche alice, piuttosto che spendere un patrimonio in fili invisibili ed ami affilati al laser.
Un ottimo aiuto nelle fasi di stasi possono essere i luminors bait della Marafuji e le perline fluorescenti o swarovski da mettere vicino agli ami. Il richiamo luminoso, abbinato ad una buona esca, riesce a convincere anche il più restio dei commensali.
LE CATTURE
Indirizzare una battuta di pesca a determinate prede può sembrare un azzardo, ma in realtà non lo è se si rispettano alcune regole.
Il problema più grosso del pescare a ridosso delle secche è rappresentato dai pesci in mangianza, quali sciarrani e castagnole, che dilaniano l’esca prima che una preda degna di nota vi arrivi a tiro. L’innesco di gamberi interi a cui sarà tolta solamente la testa e la coda, su ami del 7 e dell 8, eviterà di farci ferrare questi poco commestibili ospiti, lasciando spazio a prede di tutt’altra caratura.
Qualora poi vi sia spazio a sufficienza per una canna da mettere poggiata a fondo a “lenza morta”, l’innesco di scampi interi o alici ci può regalare la cattura di grossi scorfani. Importante sarà non ferrare immediatamente, ma attendere la flessione della canna con il grufolatore che ha ingoiato l’esca e fugge tranquillo verso la tana. Questi sornioni predatori di fondo, infatti, prediligono gustare la malcapitata preda prima di ingoiarla, mentre ferrate troppo affrettate fanno sì che la lo scorfano abbandoni immediatamente l’esca senza rimanere vittima degli ami.
TERMINALI ED ATTREZZATURE
In commercio esistono molteplici modelli di canne e mulinelli da bolentino, dal costo di base irrisorio fino a raggiungere alcuni “must” per i quali occorre un vero e proprio investimento.
Le canne corte non si prestano bene al combattimento con pesci di taglia, per i quali è necessaria tanta azione parabolica durante il recupero ed un buono spazio di manovra per portarli fuori da ancora e motore. In genere è bene non scendere al di sotto dei 3 mt. per le canne, considerando che eventuali vette intercambiabili ci daranno la possibilità di gestire al meglio le situazioni più disparate.
Per i mulinelli a seconda della profondità ci baseremo su modelli 4000 e 5000 di taglia, rigorosamente di qualità, condizione imperativa quest’ultima per via del continuo stress a cui sono sottoposte le parti meccaniche.
Archetto, guidafilo e frizione saranno infatti continuamente sollecitati e solo prodotti al top resisteranno ad intense sessioni di pesca; fondamentale sarà disporre di due bobine, una caricata a nylon ed una a dynema, da sfruttare in funzione della corrente.
Per i terminali ci baseremo su 0.28 come trave per i pesci più apatici arrivando a 0.33 per i pesci in mangianza, abbinando braccioli in fluorcabon dai 25 ai 60 cm di lunghezza a seconda della corrente e del tipo di pesci da insidiare, tenendo presente che i grossi sparidi amano aggredire le esche che svolazzano. Per le zavorre, bisognerà optare per i piombi con girella dai 50 ai 150 gr., meglio se rivestiti e di colore bianco o giallo, prediligendo sempre le zavorre leggere ove possibile. Ami a becco d’aquila nelle misure del 7 e dell’8 non dovranno mancare e sarà bene preparare terminali di scorta a sufficienza: a volte un semplice cambio di corrente può farci perdere diversi calamenti prima di ritrovare l’assetto ideale in pesca.