Inseguimenti sotto zero
Finalmente il freddo! L’urlo degli spinner più agguerriti echeggia sul social e tra le banchine dei porti di tutto l’Adriatico. Incappottati come motociclisti esperti o come snowboarder, pronti a cavalcare ogni onda e ad inseguire quel sogno gelido chiamato “Gigante Rosso”.
LO SCENARIO INVERNALE
Il freddo dell’inverno ha fatto la sua comparsa, a differenza di altre volte però, ha deciso con prepotenza di far vedere chi fosse, con un’irruenza che non si vedeva da tempo, facendo precipitare le temperature ed incattivendo le precipitazioni con carattere spesso nevoso.
L’acqua si è raffreddata immediatamente, mettendo in azione tutta la circolazione del pesce foraggio e la migrazione dei pelagici, che finalmente hanno ricominciato a saltare per approvvigionarsi prima del rituale ancestrale dell’accoppiamento.
Le prime notizie giunte tra i pontili hanno lasciato increduli gli anglers, ma alcuni irriducibili si sono armati di tanta buona volontà e soprattutto hanno accettato la sfida con un freddo veramente glaciale, per tentare qualche lancio in mezzo alla mangianza.
INSEGUIMENTI DIFFICILI
Come detto in apertura, l’arrivo delle basse temperature aziona il pesce foraggio ed i pelagici che, avvertendo la necessità di fare “rifornimento” prima dell’accoppiamento, iniziano ad imbrancarsi ed a cacciare. Il tutto avviene su batimetriche abbastanza profonde, che variano dai 50 agli 80 metri.
In molte zone d’Italia raggiungere queste batimetriche significa arrivare a percorrere anche 20/30 mg, lontano dalla costa in un contesto tutt’altro che semplice. Andare fuori con temperature prossime allo zero e con mari che facilmente passano dalla condizione di calmo a quella di mosso, non è un’impresa per tutti e soprattutto necessita di esperienza e di un mezzo adatto a fronteggiare al meglio questa situazione.
Seppur da un lato non offre riparo dal freddo, il gommone risulta la miglior soluzione, stabile con mare formato e soprattutto veloce negli spostamenti e ottimo nei consumi.
Ma quali sono le doti di un gommone da spinning?
Innanzitutto i cavalli dovranno essere in grado di spingerlo a velocità prossime ai 40 nodi, in modo da raggiungere le mangianze prima che le stesse si affondino, lasciandoci con un palmo di naso. La dotazione composta da portacanne dovrà essere di almeno 6/8, disposti anche in prua in modo da avere le attrezzature pronte non appena “l’aereo” atterra o meglio rolla sulla pista. Trattandosi di un’azione di pesca frenetica, tutto dovrà essere fissato nel miglior modo possibile, prevenendo così qualsiasi tipo di incidente durante gli inseguimenti in velocità o i continui cambi di direzione.
COPERTI ADEGUATAMENTE
Con condizioni di pesca così estreme coprirsi sarà d’obbligo.
Tutti a bordo dovranno indossare abbigliamento intimo termico specifico che non faccia sudare e consenta di stare al caldo per ore.
Felpe saranno rigorosamente di pile ed i pantaloni in tessuto tecnico softshell. Le giacche dovranno garantire massimo calore e confort ma consentirci anche di rimanere liberi di lanciare gli artificiali: i tessuti migliori in queste circostanze si rivelano i Thinsulate. I guanti saranno da pesca, ma con le dita completamente coperte. Indispensabili anche berretti di lana, passamontagna e scaldacollo.
Da non sottovalutare uno stivale o una scarpa adeguata alla situazione, rigorosamente impermeabile. Il calore, infatti, si disperde immediatamente dai piedi e dalle mani, il rischio di assideramento in condizioni di pesca così estreme non è da sottovalutare. Eviteremo, quindi, stivali di gomma inutili, lasciando il posto a stivaletti con calzari specifici oppure scarpe da trekking con suola antiscivolo ed impermeabilità 100%.
L’ATTESA E LO STRIKE
Arrivati di corsa sulla mangianza, canne in mano, pronti a lanciare, ma qualcosa va storto ed i pesci si affondano in un attimo.
Cosa è successo?
In questa parte di stagione, i pesci non rimangono a galla a lungo ed i lanci buoni spesso sono due o tre. Grande coordinazione, scelta dell’artificiale giusto e sincronia con gli altri membri di equipaggio sono le regole da seguire evitando caos ed incidenti a bordo.
I lanci, pochi ma precisi, andranno fatti nella direzione in cui vediamo affondare i pesci, meglio se qualche metro davanti, un po’ come l’anticipo a caccia.
Il movimento degli artificiali, unico per ogni singolo artificiale, non andrà improvvisato e non ci lasceremo prendere dalla frenesia evitando di sprecare le occasioni buone.
Se tutto è stato fatto con precisione, i pesci non tarderanno ad arrivare lasciandoci letteralmente di stucco sullo strike.
COMBATTIMENTI A TUTTO DRAG
Una volta assorbita la “botta” emozionale e soprattutto fisica dello strike, il pesce andrà gestito al limite del drag dell’attrezzatura, senza risparmiarsi.
Questo non significa ovviamente rischiare di cadere in mare oppure rompere canna e mulinello, bensì avere tutto settato nel miglior modo per portare il pesce a galla nel più breve tempo possibile ed eseguire il rilascio.
Sì, perché la regola fondamentale è eseguire i rilasci nel miglior modo possibile. I pesci in questa stagione sono di dimensione ridotta, spesso sotto misura oltre alla mera considerazione che la pesca con l’imbarco è chiusa per legge.
Questi pesci, simili a cavalli imbizzarriti, venderanno cara la pelle e tenerli fermi per bogarli sarà una vera impresa.
In questo gioco l’utilizzo di un buon boga rivestirà un ruolo fondamentale e le operazioni di rilascio saranno assistite da una pinza a pappagallo, meglio se lunga, oltre che da una classica pinza da pesca. Ovviamente eviteremo di tagliare il terminale lasciando l’artificiale attaccato al pesce!
Un ringraziamento speciale ai ragazzi del Maretta Club ASD: Alessio Smerilli ed Andrea Bentivoglio per il supporto logistico e la professionalità dimostrata.