I titoli professionali del diporto, tra criticità e soluzioni
In questo numero vogliamo parlare di formazione, tanto più che, a ogni inizio di stagione, risulta essere sempre tra gli annosi argomenti sia per gli armatori del diporto commerciale che, ovviamente, per gli stessi marittimi. Ciò detto, è forse doveroso “riavvolgere il nastro” e comprendere anzitutto la storia recente dei titoli professionali del diporto, con il solito focus verso i nostri lettori del diporto nautico.
LA DISCIPLINA DEI TITOLI PROFESSIONALI DEL DIPORTO
Partiamo da una data: era il 2005; in quell’anno vedeva luce il D.M. 121, con cui il legislatore nazionale introduceva, per la prima volta, un’apposita disciplina nazionale relativa ai titoli del personale navigante (di macchina e di coperta) nel settore del diporto nautico. Da allora sono passati diciannove anni e molto è cambiato rispetto a quella che potrebbe definirsi una vera e propria corrente di mercato, non solo a livello domestico, ma anche sotto il profilo internazionale.
In questo senso, al netto dell’indubbio sviluppo – registratosi dagli anni 2000 – del diporto commerciale e della costruzione di superyacht, si è rilevata una cospicua domanda di personale marittimo, qualificato e professionale, da arruolare sulle suddette unità.
Ora come allora, l’accesso ai titoli professionali del diporto – seppur con l’introduzione di correttivi legislativi, come i c.d. moduli di allineamento (corsi prodromici a consentire l’ottenimento della qualifica di allievo ufficiale per diplomati non nautici, cfr. il D.M. 19/12/2016) – era consentito solo a chi avesse frequentato quello che oggi è l’ex istituto tecnico nautico, escludendo, di fatto, alternative soluzioni formative ad hoc anche per persone non più propriamente in età scolare.
LE ALTERNATIVE ANGLOSASSONI
Questo fenomeno porta tuttora vari soggetti di profilo internazionale a preferire qualifiche “commercial endorsement” di respiro anglosassone, riconducibili ai ben noti “titoli” Yachtmaster (RYA/MCA) nei vari livelli abilitativi. Allo stesso tempo, sia le politiche di varie ammirazioni nazionali (che riconoscono tali titoli) sia le scelte di registrazione delle unità avallate da tantissimi armatori presso primari registri, come quello inglese e maltese, hanno spinto decisamente verso tali soluzioni, anche con la costituzione di centri di formazione riconosciuti (RYA/MCA) al di fuori del Regno Unito.
Solo in Italia, sono presenti non meno di cinque centri riconosciuti, indubbio dato di oggettiva appetibilità e fertilità, sia per i marittimi che per gli stessi operatori economici. Al netto di quest’ultimo, il nostro Paese, così come altri, ha timidamente e criticamente portato avanti ritrosi tentativi di competitività in questo segmento.
Emblematica fu l’iniziativa del mero riconoscimento e l’opportunità di convertire il titolo inglese MASTER GT 200, consumatasi quasi dieci anni fa, e avente come parti in causa la nostra amministrazione, le associazioni di categoria e l’amministrazione britannica, che ha visto un’autonoma spinta innovatrice presso il nostro Paese.
Come evincibile, nostro malgrado, tutto questo rappresentava, e rappresenta tuttora, un classico caso di resilienza (anche quando questo termine veniva pressoché ignorato), che può vedere operatori e amministrazioni “sensibili”, ben connessi alla realtà e alle dinamiche di riferimento del mercato di specie, e orientati verso soluzioni condivise e sostenibili. Di contro, tali e tante storiche dinamiche ben rispecchiano criticità e colpevole assenza di sensibilità che, se correttamente gestite a livello amministrativo, potrebbero portare non solo soluzioni pratiche, ma anche un reale gettito economico per le amministrazioni e per tutti gli operatori, favorendo il mercato nazionale (e dunque la nostra bandiera), a dispetto di altri.
In questi casi, potrebbe ancora valere il detto “meglio tardi che mai”, ma attenzione: recuperare il gap di trenta o trentacinque anni potrebbe rappresentare uno sforzo oggettivamente non di poco conto rispetto ad amministrazioni che, oltre alla mera storia, hanno anche affermata e consolidata reputazione internazionale.
DANIELE MOTTAPerito e Consulente Navale, nonché Mediatore Marittimo, è riconosciuto dalle principali organizzazioni e istituzioni nazionali e internazionali come l’SCMS, FEMAS, AIPAM e Ruolo Periti ed Esperti. Commissario d’Avaria per le principali compagnie assicurative nazionali, svolge altresì la propria attività peritale e professionale con particolare riferimento al diporto commerciale, allo shipping e alla gestione/consulenza afferente all’esercizio delle unità navali. Attivo dal 2015 nella divulgazione in campo nautico, ha partecipato alla stesura della pubblicazione “La riforma della nautica da diporto” e collaborato con varie testate specializzate nella nautica. Docente e formatore, ha tenuto vari corsi e seminari dedicati al cluster marittimo. A tutt’oggi è titolare dello Studio Tecnico Navale Daniele Motta, meglio conosciuto come Marine Consultants & Surveyor (www.perizienavali.it). Avete domande per il Per. Navale Daniele Motta? Scrivete all’indirizzo e-mail: info@mondobarcamarket.it – info@studiomcs.org o telefonare al Cell. +39 389 0063921 |