60 anni di fuoribordo Suzuki
Nasceva nel 1965 il D55, il primo fuoribordo della casa giapponese. Oggi, a sessant’anni dal lancio di quel motore a 2 tempi da 5,5 cavalli, Suzuki ha superato la soglia di 4 milioni di unità prodotte, con una presenza ben consolidata in 107 Paesi nel mondo. Innovazione, prestazioni e affidabilità: questi i valori che hanno segnato il suo percorso. Dai primi motori alle strategie ecocompatibili, ecco come l’azienda di Hamamatsu è diventata un colosso mondiale.
“Yaramaika!” (やらまいか!). A racchiudere lo spirito di Suzuki è un’espressione tipica del dialetto di Hamamatsu, città natale del fondatore, Michio Suzuki: “Proviamoci!”, “Facciamolo!”. È proprio questa l’attitudine con cui, nel 1909, il giovane Michio, apprendista carpentiere, costruisce un telaio innovativo, capace di lavorare i tessuti in modo veloce e preciso, unico per l’epoca. Il suo obiettivo è semplice, ma profondamente sentito: migliorare le condizioni di vita di sua madre, tessitrice di magnifiche stoffe. Il risultato, però, supera ogni aspettativa e ben presto arrivano ordini da tutti i villaggi della regione di Enshu.
Così, nel 1920, con un capitale di soli 500.000 yen (al cambio attuale, poco più di 4.000 euro), Michio Suzuki fonda la Suzuki Loom Manufacturing Co. L’imprenditore, tuttavia, coltiva da sempre l’ambizione di esplorare nuovi settori, oltre all’industria tessile. Nel 1937 decide di investire nella produzione di automobili, ma lo scoppio della seconda guerra mondiale e la distruzione del suo quartier generale, colpito dai bombardamenti americani, lo costringono a una battuta d’arresto.
Solo nel 1952, al termine di un lungo periodo di crisi, Suzuki introduce il suo primo prodotto motorizzato: una bicicletta con motore ausiliario, progettata per affrontare senza fatica anche i forti venti di Hamamatsu. L’idea è rivoluzionaria, la patente non serve e la “Power Free” registra subito vendite da record. Il successo segna una svolta per la società, che nel 1954 cambia nome in Suzuki Motor Co. Ltd., a conferma della sua volontà di cimentarsi nella produzione automobilistica.
L’anno successivo, non a caso, debutta Suzulight, la prima vettura a quattro ruote targata Suzuki. È un periodo di grande crescita e trasformazione e, nel 1957, si apre un nuovo capitolo: Michio, ormai settantenne, passa il testimone al genero, Shūnzo Suzuki.
Già ideatore della leggendaria “Power Free”, Shūnzo dimostra subito uno spiccato intuito imprenditoriale: nel 1958, dota l’azienda dell’iconico logo a forma di “S”; poi, negli anni Sessanta, con l’intento di diversificare le attività, commissiona una ricerca di mercato sulle macchine per la raccolta delle alghe impiegate nella coltivazione nel lago Hamana. L’indagine rivela un’elevata domanda latente di motori fuoribordo, sia per l’uso commerciale che per il tempo libero.
Così, nel quartier generale di Takatsuka, vede la luce il primo fuoribordo Suzuki: il D55, un motore a 2 tempi monocilindrico da 5,5 cavalli. È il 1965 e, mentre lungo le coste italiane sfrecciano i motoscafi, in Giappone Suzuki intraprende la sua avventura nel mondo della nautica.

I PRIMI RICONOSCIMENTI INTERNAZIONALI
Con Shūnzo al timone, l’azienda continua ad allargare i suoi orizzonti, sperimentando nuove soluzioni per la mobilità: nel 1971, Suzuki entra nel mercato delle motoslitte e degli spazzaneve, mentre nel 1974 lancia i primi veicoli a tre ruote e le sedie a rotelle motorizzate, dimostrando ancora una volta la sua capacità di adattarsi ai bisogni della società.
Anche il settore Marine è in piena espansione. Nel 1977, debutta il DT5, un motore compatto da 5 cavalli, che vanta però due cilindri, per una propulsione più potente. Ma la vera svolta arriva tre anni dopo, sotto la guida visionaria del nuovo presidente, Osamu Suzuki. Nel 1980, nascono i rivoluzionari DT85, DT115 e DT140: sono i primi fuoribordo al mondo con iniezione d’olio. Dotati del sistema Suzuki PEI (Pointless Electronic Ignition), garantiscono un’accensione affidabile, un raffreddamento ad acqua termostatico e un albero motore monoblocco per una durata eccezionale. Sulla scorta di queste tecnologie, nel 1985 prende vita il DT200, il primo fuoribordo V6 della casa motoristica. Caratterizzato anch’esso da un sistema di iniezione dell’olio, presenta un inedito meccanismo per il monitoraggio dell’olio e del livello dell’acqua per il raffreddamento. La ciliegina sulla torta? Offre già l’accensione elettronica. Una novità che non passa inosservata: nel 1987, l’NMMA (National Marine Manufacturers Association) premia il fuoribordo Suzuki DT200 Exantè come il “Prodotto più innovativo dell’anno”.
L’Innovation Award NMMA, che consacra così il ruolo di leader della casa giapponese, è solo il primo di una lunga serie. Nel 1997, i modelli D60 e D70 — i primi fuoribordo a comando elettronico a 4 tempi con sistema di iniezione elettronica sequenziale multi-point — conquistano ancora una volta questo prestigioso riconoscimento. Appena un anno dopo, la storia si ripete: ad aggiudicarsi il terzo Innovation Award sono i motori DF40 e DF50, con doppio albero a camme in testa (DOHC) e 12 valvole.
L’ESPANSIONE GLOBALE
“Se dovessi ascoltare tutti, le cose diventerebbero troppo lente”, scrive Osamu Suzuki nella sua autobiografia “Sono il capo di una piccola impresa”, pubblicata in giapponese nel 2009. “Non bisogna fermarsi mai, altrimenti si perde”. E, in effetti, è proprio questa la filosofia che traspare dalla sua gestione della società.
Gli anni Novanta si aprono con una trasformazione strategica. Nel 1990, per riflettere la sua espansione su scala globale, l’azienda cambia nome e diventa Suzuki Motor Corporation. D’altro canto, Suzuki non è più soltanto un marchio giapponese: ormai è un player internazionale, pronto a competere su tutti i mercati. Se i settori auto e moto contano già sedi in America, Canada, Australia, India, Pakistan, Francia, Germania e Spagna, anche per il segmento Marine è giunto il momento di crescere.
Nel 1999, nasce una nuova filiale in Thailandia: Thai Suzuki Motor Co. Ltd., destinata alla produzione dei modelli più piccoli, fino a 30 cavalli. Nel frattempo proseguono senza sosta gli studi sui motori di fascia superiore.
Nel 2003, arriva il DF250, il primo fuoribordo da 250 cavalli dell’industria che, neanche a dirlo, trionfa al Miami International Boat Show, ottenendo un nuovo Innovation Award. Stessa sorte tocca nel 2006 al DF300, il primo motore da 300 cavalli a quattro tempi al mondo, che conferma ancora una volta il primato tecnologico dell’azienda. Un successo sancito anche dai numeri: nel 2004, la produzione complessiva di fuoribordo raggiunge i 2 milioni di unità.
Solo l’anno precedente, l’intero gruppo ha registrato una crescita del 33,7%, con un aumento delle vendite nette del 120,8% rispetto al 2002.

OLTRE LA CRISI
Alla fine degli anni Duemila, Suzuki si trova ad affrontare una delle sfide più dure della sua storia: nel 2009, con la crisi economica globale, attraversa una fase di declino. Lo stesso Osamu Suzuki non ne fa mistero: “In un contesto aziendale estremamente difficile, devo stare in prima linea”, scrive nella sua autobiografia. “Negli ultimi trent’anni, un certo compiacimento si è insinuato nell’azienda. In quanto artefice del suo successo, sento la responsabilità di correggere questa tendenza e di guidare la società fino a quando l’economia non tornerà a prosperare”.
L’anno successivo segna un brusco crollo delle vendite. Il gruppo affronta la crisi a viso aperto, lanciando lo slogan: “Ripartiamo da zero per affrontare il calo del 30% delle vendite”.
La strategia punta su prodotti ecosostenibili, con emissioni ridotte e maggiore efficienza, mentre sul fronte industriale vengono ottimizzati i costi di produzione. Nel frattempo, Suzuki continua a investire nell’innovazione, e i risultati non tardano ad arrivare. Nel 2011, i modelli DF40A e DF50A si aggiudicano un nuovo Innovation Award: sono i più leggeri e compatti della categoria. È il segnale che l’azienda è sulla strada giusta.
Nel 2012, dopo un periodo turbolento, la società annuncia ufficialmente di essere in ripresa: nonostante il terremoto in Giappone e il conseguente disastro di Fukushima, i sacrifici stanno finalmente dando i loro frutti. Il percorso di rilancio prevede anche l’adozione di nuove tecnologie all’avanguardia. Quell’anno, nasce il DF300AP, il primo motore dotato di Selective Rotation, un sistema innovativo che permette all’elica di girare a sinistra o a destra, a seconda delle necessità. Una rivoluzione che vale a Suzuki il settimo Innovation Award NMMA.
Da vera pioniera del settore, l’azienda giapponese continua a imporsi nella competizione: nel 2014 vengono premiati i DF25A e DF30A, giudicati ancora una volta i più leggeri e compatti della categoria, mentre nel 2017 il DF350A, il nuovo top di gamma, porta a nove i riconoscimenti NMMA conquistati dalla casa motoristica. Ad assicurarle la vittoria è la tecnologia Suzuki Dual Prop, un avanzato sistema di propulsione con doppie eliche contro-rotanti, che garantisce una maggiore presa sull’acqua e un’efficienza senza precedenti.
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