Divergenti… per i nostri mari
Forse non tutti sanno che i divergenti, attrezzi di cui abbiamo già parlato quando abbiamo esaminato i vari tipi di barche da pesca, sono degli accessori indispensabili per chi vuole pescare a traina con tante canne in altura e in mezza altura.
Normalmente si associano i divergenti a grossi fisherman, dotati di flybridge o di tuna tower, con attacchi a compasso di grandi dimensioni, lunghi anche 10 metri dotati di crocette (come quelle delle barche a vela). Quest’associazione è corretta ma non è l’unica forma in cui si possono trovare. I divergenti, poiché sono un accessorio indispensabile per l’altura, sono di varie forme, lunghezze e soprattutto con basi di attacco adattabili a tutti i tipi di barche da pesca.
Dato che per essere usati, i divergenti (detti anche outriggers in inglese) devono essere messi lateralmente, perpendicolari alla barca e inclinati di 45 gradi rispetto all’acqua, le basi di appoggio possono essere fisse e dotate di compasso che ne permettono l’apertura laterale, oppure, se montati su tetti o hard top hanno di solito un meccanismo che ne permette la rotazione per essere messi lateralmente ed un sistema di regolazione per l’angolazione.
I divergenti veri e propri, come detto, possono avere varie lunghezze, possono essere fissi o telescopici, e possono essere di diversi materiali.
L’aspetto della lunghezza e del materiale è l’aspetto che maggiormente investe la differenza che c’è tra i grossi outriggers crocettati (proprio quelli dei grossi fisherman suddetti) e i divergenti che vengono usati nei mari nostrani. Di solito i nostri outriggers sono più corti e più morbidi principalmente per due motivi.
Dato che gli outriggers servono per divergere le esche e, quindi, tenerle lontane le une dalle altre ma neanche tenerle alte sull’acqua per farle rimbalzare sul pelo dell’acqua, è bene che siano parametrate alla grandezza delle esche usate e siano quindi abbastanza flessibili per muoversi sotto la sollecitazione delle esche stesse.
Facile capire che in oceano si usano esche grosse e più pesanti e quindi gli outriggers utilizzati in oceano saranno più rigidi e grossi rispetto ai nostri, che saranno invece di materiali più elastici (anche fibre di vetro o alluminio leggero). In oceano si usano anche di acciaio inox, ulteriormente irrobustiti da crocette che oltre a permettere l’uso di molte lenze sullo stesso divergente, ne permettono una maggiore resistenza e quindi minor sensibilità al peso delle diverse esche utilizzate.
Come abbiamo detto gli outirggers divergono (allontanano) e tengono le esche alte sull’acqua; per aumentare il potere galleggiante delle esche di superficie trainate velocemente (6-9 nodi e anche più).
Il fatto che tengano le esche alte é tanto vero al punto che oltreoceano oltre ai due outriggers laterali spesso (quasi sempre) le barche sono dotate di un divergente centrale che ha il solo scopo di tenere molto alta l’esca centrale.
L’uso degli outriggers ovviamente è direttamente collegato al numero delle lenze e canne che si vogliono utilizzare per la battuta di pesca. Questo spesso è direttamente collegato (in altura) al successo della battuta stessa. Più lenze in acqua corrispondono a una maggior possibilità di cattura. Bisogna, infatti, ricordare che le lenze in acqua simulano un banco di pesci in fuga dai predatori e quindi più ne mettiamo in acqua più sarà verosimile che si tratti realmente di un banco di pescetti in fuga e quindi maggiore sarà la possibilità di ingannare i predatori stessi. L’uso degli outriggers e quindi di molte lenze che sbattono sul pelo dell’acqua unitamente all’uso di teaser e vari altri richiami che esamineremo in seguito nei nostri racconti sono fondamentali per la buona riuscita di una battuta di pesca d’altura a traina.
Provare per credere!