Bolentino costiero: pesca ai fragolini
L’inverno ha aperto le porte e nonostante le temperature di quest’anno siano ancora miti e probabilmente lo saranno per tutta la stagione fatto salvo per qualche brevissimo periodo, il mare non ci concede più grandi giornate, sia per brevità delle ore di luce, sia per clemenza in termini di condizioni d’onda.
Il pescatore però non si arrende mai e chi può, in questo periodo più che mai, sta con internet sempre collegato su siti di previsioni meteo per approfittare della prima occasione utile per uscire a pescare.
Il dilemma è: che tipo di pesca fare? In questo periodo dell’anno le possibilità di “vedere” il pesce sono più scarse, nel senso che tutte le specie che popolano i nostri mari sono alla ricerca di acque più tiepide, che trovano dove si forma il c.d. “termoclino” ovvero una fascia di acqua più calda costante che di solito si trova a metà della colonna d’acqua tra la superficie ed il fondo.
Ci sono, però, alcune specie che non cercano il termoclino ma cercano cibo sul fondo, a prescindere dalla temperatura, su fondali tipicamente fangosi.
Queste specie si chiamano comunemente e genericamente grufolatori. Il terminale deve essere obbligatoriamente di fluorcarbon con un trave di 0,40mm massimo e braccioli preferibilmente di un massimo diametro di 0,20 mm.
La canna ideale non esiste. Ognuno usa quella che preferisce anche perché negli ultimi anni le attrezzature da barca derivanti dall’uso agonistico si sono molto allungate, fino addirittura a 5 metri. Noi non usiamo mai canne più lunghe di tre metri, per comodità e praticità.
Abbiniamo mulinelli di taglia 5000 o 6000 imbobinati con un buon fluorcarbon da 0,18 che penetra bene l’acqua in discesa. Ultimi dieci metri di fluorcoated, più economico del fluorcarbon puro e meno visibile del nylon tradizionale, e poi il terminale. Quest’ultimo potrà essere a due ami o a tre ami, nel caso in cui sia a due ami si monteranno a distanza di circa trenta centimetri due braccioli di circa 15 cm con del buon 0,20 in fluorcarbon e ami a paletta di buona qualità e di forma dipendente dal tipo di esca che useremo.
A proposito di esche i fragolini prediligono i vermi di sabbia o ibridi come i Koreani e l’americano. A volte non disdegnano cappellotti e sarde. E’ vero però che con i vermi si va a “botta sicura”. Quando il calamento è a tre ami il terzo si fa cadere sotto al piombo che quindi sarà libero sul fondo, mentre gli altri due saranno qualche centimetro sopra dal fondo.
Quando il piombo tocca il fondo si forma una nuvoletta che attira i grufolatori e, quindi, non si farà altro che tirare su il calamento con un paio di giri di mulinello e si aspetterà di sentire la toccata leggera, come un risucchio al quale dovremo far seguire una ferrata decisa ed un recupero costante fino a portare il pesce a paiolo facendolo passare, se di taglia, attraverso il guadino a maglie larghe.
Quando troviamo il branco di grufolatori, magari con l’eco e si cominciano a catturare, bisogna insistere, magari rimanendo sul punto ancorandosi o rallentando lo scarroccio. Così come cominciano a mangiare a un certo punto inspiegabilmente smettono di mangiare e quindi finiscono le catture. Questo è il segnale che bisogna cercarli di nuovo magari a pochi assi da dove li si è presi. Sempre sul fango e su profondità variabili di zona in zona che varia dai 25 ai 50 metri.
La pesca ai fragolini è tecnica però semplice in quanto a preparazione e molto divertente. Da non sottovalutare che anche in termini di consumo la pesca è piuttosto economica.