La pesca al polpo con le anforette
La pesca al polpo è una tecnica praticata con diverse metodologie. I pescatori professionali lo catturano con le reti da posta, gli sportivi utilizzano, invece, solitamente la polpara, un piombo a forma di pera contornato da tanti ami.
Il corpo di tale attrezzo è bianco, colore che, si sa, attira il cefalopode. La stessa tecnica viene usata legando tanti grossi ami ad uno strofinaccio sempre di colore bianco e una volta calato sul fondo si comincia a dare alla lenza un movimento ondulante per attirare la preda. Anche la zampa di pollo o di gallina è un’ottima esca.
LA PESCA CON LE ANFORETTE
Ma un sistema che permette di catturare il polpo utilizzato da tanto tempo soprattutto nelle marinerie del Sud Italia è il sistema delle anforette o dei contenitori.
Un sistema molto semplice, costituito da un cordino e da contenitori che vengono calati sul fondo come un piccolo palamito. Questi contenitori prendono forme diverse nelle diverse tradizioni marinare.
Si possono utilizzare quindi le anforette in terracotta, piccoli contenitori di plastica, addirittura anche i barattoli di latta aperti.
L’attrezzo può essere posizionato in pesca su substrato sia roccioso che sabbioso.
Il polpo dopo la caccia notturna cattura la sua preda e trova subito una tana per consumare il pasto indisturbato.
Trovando sul suo percorso queste protezioni, ne trae subito il vantaggio di nascondersi e di rimanere rintanato durante il giorno lontano da occhi indiscreti. Proprio per questo motivo è consigliato ritirare l’attrezzo di pesca nelle ore più calde giornata, dove il polpo sarà nascosto in tana.
Ovviamente sarà nostra cura zavorrare i contenitori in maniera tale che la corrente non li faccia spostare e quindi faccia scappare il polpo.
La pesca con questa tecnica è davvero divertente: il palamito si cala la sera nei mesi da settembre a novembre e si recupera la mattina.
Essendo, poi, un piccolo attrezzo assai maneggevole, ci permette di spostarci facilmente da una zona all’altra, in cerca di luoghi migliori o comunque di altre catture!
UNA CASA POCO SICURA
Il polpo considera la tana casa sua e ci porta i sassi, residui vari che trova sul fondo e crea con questo materiale una barriera alla propria casa.
Infine, quando tutto è pronto ed è sicuro di aver trovato un buon rifugio, ci porta il cibo.
L’INNESCO
Solitamente, queste trappole non si innescano ma se si vuole si può aumentare la possibilità di cattura mettendo all’interno un granchietto o anche una sardina.
La pesca con questa tecnica è davvero divertente: il palamito si cala la sera nei mesi da settembre a novembre e si recupera la mattina.
Essendo, poi, un piccolo attrezzo assai maneggevole, ci permette di spostarci facilmente da una zona all’altra, in cerca di luoghi migliori o comunque di altre catture!
LA REGOLAMENTAZIONE ITALIANA
La pesca del polpo viene classificata come palamiti da posta, i quali non possono riportare più di 200 ami o trappole.
E comunque il limite massimo catturabile è sempre di 5 Kg per imbarcazione. Il consiglio è quello di avere attrezzi piccoli, con poche trappole, che risultano cosi più maneggevoli e non si rischia di disturbare troppi cefalopodi per poi ributtarle in mare avendo superato il limite di cattura.
Come al solito vi ricordo che rispettando le regole rispetteremo anche il mare!
IDENTIKIT
Nome Scientifico: Octopus vulgaris (Cuvier, 1797)
Nome Volgare: polpo (ita), folpo (Veneto), tolbo, tulbo, fulvo (Abruzzo), lèmbeto, purpurizzi, mandurlicchi (piccoli polpi), vurpe (Puglia), purpu (Siclia), pruppuero, pruppu i terra (Sardegna), octopus (Inglese), pieuvre, pulpe (Francese), pulpo (Spagnolo), krake, gemeinem seepolyp (Tedesco), chtapodi (Greco).
Caratteristiche: cefalopode con testa globulosa ben distinta dal resto del corpo che è costituito da 8 tentacoli con due file di ventose. Gli occhi sono molto sviluppati posizionati lateralmente.
Da uno dei lati e sotto l’occhio si vede sporgere l’imbuto.
La bocca si trova al centro degli 8 tentacoli. I grandi esemplari, ormai rari perché la pesca eccessiva non permette loro di crescere, raggiungevano i tre metri di lunghezza. Mediamente le dimensioni si aggirano sui 50 cm.
Nello spessore del mantello alloggia il residuo della conchiglia. Vive nelle fessure delle rocce ma anche su fondali detritici-sabbiosi.
Curiosità: compare nel famoso emblema a mosaico di Pompei.
Diffusione: presente in tutto il Mar Mediterraneo e nell’oceano Atlantico, non più comune come un tempo, quando abbondava durante le “annate da polpi”
Specie Simili: Octopus macropus (Risso, 1810)
Pesca: viene pescato tutto l’anno con la polpara, fiocina, nassa, palamito per polpi e tramaglio.
Al mercato: se i tentacoli e il corpo presentano una colorazione violacea si consiglia di non consumarlo.
IN CUCINA
Polpo con le patate
Ingredienti:
- 1 polpo da un chilogrammo
- 4 grosse patate
- Prezzemolo tritato
- Olio extra vergine d’oliva
- 1 foglia d’ alloro
- 1/2 cipolla
- Sedano e carote
- 1 cucchiaio d’ aceto
- Sale q.b.
Preparazione:
Portare ad ebollizione abbondante acqua con la foglia di alloro, le verdure ed un cucchiaio di aceto. Rovesciare la sacca del polpo ed eliminare le interiora. Rigirarla, togliere gli occhi e, con un coltellino, eliminare il becco. Lavarlo bene sotto l’acqua corrente.
Batterlo ripetutamente su un piano. Immergere il polpo. Coprire e cuocere per 40 minuti. Toglierlo dall’acqua, spellare il corpo ed i tentacoli e tagliare tutto a tocchi.
Mentre il polpo cuoce, lessare le patate ben spazzolate e pulite per circa 30 – 35 minuti a seconda della grossezza. Scolarle, spellarle e tagliarle a fette e poi a grossi pezzi. In una grande ciotola, riunite il polpo e le patate, spolverare con prezzemolo fresco tritato, salare e irrorare con olio extra vergine.
Servire freddo con l’aggiunta di succo di limone.