Scansioni profonde: usare l’ecoscandaglio per la pesca in profondità
Una caduta profonda
Il pescatore è sempre stato affascinato dagli abissi tanto è vero che ha sempre cercato con le sue attrezzature da pesca di raggiungere quelle quote che un tempo sembravano proibitive per tentare di catturare prede che mai aveva neppure sognato di pescare. E’ il caso del bolentino di profondità, dove, agli ormai soliti naselli ed occhioni, si aggiungono vere e proprie sorprese degli abissi delle quali, a volte, non eravamo neanche a conoscenza.
Ma, per trovare i pesci a quelle profondità, necessitiamo di una strumentazione adeguata che, in primis, ci segnali con una carta nautica dettagliata un salto batimetrico imponente e, di conseguenza, uno spot da scansionare con il nostro ecoscandaglio per capire con esattezza la conformazione del fondo e scoprire l’eventuale presenza di pesci in zona.
PER MOLTI MA NON PER TUTTI
Inutile dire che, nella grandissima scelta che il mercato oggi offre al pescatore, non tutti gli strumenti sono in grado di raggiungere profondità impegnative come quelle che superano i 300 metri dalla superficie e che quindi andranno scartati a priori nella scelta dell’ecoscandaglio che andrà ad accompagnare le nostre battute di pesca in profondità. Quando si sceglie lo strumento adatto bisogna porsi le classiche domande: con quali tecniche di pesca voglio utilizzarlo? E fino a che profondità? Questi sono quesiti fondamentali che faranno ricadere la scelta su alcuni modelli escludendo gli altri che per diversi fattori non sono in grado di raggiungere quelle quote.
Una scansione profonda a quasi 800 metri
CAPIRE LO STRUMENTO
Ormai è risaputo che ogni strumento, tendenzialmente fino ai canonici 200 metri, funziona a meraviglia senza che l’utilizzatore debba andare a toccare i così detti settaggi. Ma è proprio nel momento in cui si vuole chiedere allo strumento il massimo rendimento che entra in gioco l’abilità del pescatore, in quanto si dovranno apportare quelle piccole modifiche alle impostazioni di sistema che permetteranno alla macchina di sprigionare la massima potenza per raggiungere profondità importanti. Uno dei primi settaggi da sistemare è la scelta della frequenza da utilizzare: la 200 khz, con un cono più stretto e una definizione accurata, permette di raggiungere profondità che si aggirano intorno ai 200 metri, mentre se vogliamo scendere più in basso si dovrà optare per una frequenza più bassa (come la 50 khz o frequenze similari) che garantisce un cono più ampio e una migliore penetrazione del segnale in profondità.
Oltre a questo importante aspetto, si dovrà tenere conto di dover provvedere ad una migliore impostazione della sensibilità, o gain, e di tutte le possibilità di personalizzazione ed impostazione che lo strumento montato a bordo offre.
CHIRP O NON CHIRP
Oggi sembra non si possa fare a meno del “chirp” entrato sul mercato solo da pochi anni. E’ il così detto “ventaglio di frequenze” che lo strumento può utilizzare contemporaneamente per provare a regalare all’utilizzatore immagini più dettagliate e realistiche del fondo e delle marcature. Personalmente, penso che il chirp possa avere un valore aggiunto se utilizzato su profondità importanti, riuscendo a discriminare meglio il fondale dalle marcature molto vicine ad esso. Per il resto, anche la classica frequenza fissa a 50 khz ha sempre regalato immagini nitide e chiare dei migliori spot che si spingevano anche ben oltre i 500 metri.
di Fabio Storelli