La canna fissa: semplice, efficace ed economica!
Vincenzo è un pescatore sportivo, uno che da una vita dedica le sue domeniche al mare, con gli amici o con la famiglia.
Il suo compagno di pesca è Alessandro, il figlioletto che ha ricevuto il dono della passione per la pesca sin da subito, come se fosse stato trasferito nel suo DNA. Sin da piccolino Alessandro va a pesca con papà Vincenzo e ormai sono grandi conoscitori di buona parte delle zone costiere della Sicilia.
Il sabato notte partono in auto per andare a trovare i posto migliori dove pescare e dove rilassarsi, lontani dal tran-tran della vita quotidiana.
Pescatori versatili, hanno nel loro bagaglio tecniche di surf casting, rock fishing, spinning ma soprattutto veri amanti della canna fissa. La canna fissa è una tecnica molto semplice spiegata con le parole, ma che poi diventa una sfida quando si comincia a sfilare l’attrezzatura dalle custodie.
La canna fissa ha bisogno di canne telescopiche, spesso molto lunghe, utilizzate senza mulinello.
Proprio l’introduzione nel mercato di questi ultimi, sempre più economici e di discreta qualità ha portato ad un abbandono graduale di questa pesca.
Una tecnica quella della canna fissa che non ha dei grandi costi se si vuole iniziare a praticarla, in media una canna in fibra di vetro da 5/6 metri si può comprare con meno di venti euro. Oltre la canna da pesca si dovrà costruire il terminale che, tramite girella, verrà fissato alla lenza madre, la quale non dovrà mai superare la lunghezza totale della canna. Il terminale sarà fatto da una lenza dello spessore minore alla lenza madre con a capo un galleggiante del tipo “a penna”. Dal galleggiante si dovrà misurare lo spezzone di lenza sino all’amo, in base alla profondità prescelta di pesca.
In molti amano praticarla all’interno dei porti dove la legislazione però lo vieta, proprio in questi ambienti ricchi di anfratti si ha la possibilità di far dei carnieri importanti. Gli ambienti portuali con un apprezzabile ricambio idrico permettono lo stazionamento di pesci erbivori e a loro volta di più grossi piscivori come spigole e pesci serra, soprattutto nei periodi di deposizione delle uova quando questi pesci si occultano tra gli anfratti.
Costruire il terminale
In un porto dove possono stazionare pesci di varie specie e dimensioni, bisogna essere pronti ad un veloce cambio dei terminali qualora arrivino le prede più grosse. Cominciando a pasturare le prime prede saranno menole, qualche tordo e i timorosi saraghi che stazionano nascosti tra le rocce e i cubi di cemento. E’ utile utilizzare i pasturatori per le larve: queste ultime hanno una fuoriuscita graduale per cui una pasturazione lenta ma costante può dare degli ottimi risultati. La lenza madre montata su una canna di circa 7 metri non dovrà mai superare i 4 metri, e dovrà avere uno spessore di 0.20/0.25 mm. Un consiglio è utilizzare una lenza molto morbida e resistente, che abbia bassi parametri di rifrazione. Alla fine della lenza madre andremo ad applicare una girella snodata per evitare ingarbugliamenti della lenza. Alla girella si lega con un nodo del tipo shock-leader il terminale riportante uno o due ami. Grazie ad uno stopper, avremo la possibilità di sondare il fondale per regolare la profondità di pesca, facendo attenzione al movimento del galleggiate sul terminale.
Gli ami e le esche
Questa tecnica ci impone comunque l’utilizzo di piccoli ami di una misura che può variare dagli 8 ai 16, che devono essere totalmente coperti dall’esca che deve sembrare il più possibile libera e viva. Innescando le larve di mosca sarà utile inserirne tre sull’amo in maniera che la terza sia imprigionata per la testa e la coda sia libera di muoversi. Come detto le larve di mosca sono tra le più utilizzate, ma l’evoluzione di questa pesca ha portato all’utilizzo dei pastoni artificiali, nati dai pastoni utilizzati i passato per i cefali fatti con impasti di pane mollica e formaggio, ma sono considerate ottime anche le sarde e il gambero di scogliera innescato vivo.
Le prede insidiate in questa pesca sono i cefali e le occhiate ma anche le salpe, i saraghi e i tordi oltre alla spigola e ai pesci serra.
Il galleggiante deve essere scelto in base allo stato del mare, in caso mare mosso si utilizzerà le palline di sughero, con mare calmo invece galleggianti a penna di diverse grammature.
Per affondare il terminale i piombini spaccati sono l’ideale, in molti li utilizzano con il peso a scalare dalla girella sino a circa 30 cm dall’amo.