Come si diventa pescatori: passione, conoscenza e… pazienza!
Come si diventa pescatori? C’è chi ha la passione della pesca da sempre e chi si avvicina a questa disciplina da adulto. Siamo in un’era in cui sul web e sui social è possibile trovare qualsiasi informazione, in cui tutti possono raccontare la propria esperienza e si fa a gara a mostrare il pesce più grande… Ma siamo sicuri che tutto questo sia utile per costruire un percorso corretto e diventare un bravo pescatore?
Da bambino, quando avevo forse 6 o 7 anni, passavo le mie giornate appollaiato su uno scoglio o sul molo di un porticciolo, sotto il sole cocente di agosto, con mia madre che mi implorava di bagnarmi, almeno ogni tanto, la testa per evitare un’insolazione… rigorosamente a piedi scalzi, nonostante la superficie tagliente, e con un’improbabile canna da pesca in mano, quando non si trattava di una semplice lenza avvolta su un sughero.
Nel 90% dei casi (volendo anche essere buono con me stesso) non prendevo nulla. Eppure ogni sacrosanto giorno, io ero lì. E non passava un giorno senza che ci riprovassi. Non esisteva andare al mare per fare il bagno. Esisteva solo andare a pescare, o meglio, sognare di prendere un pesce, non importava se piccolo o grande, quello che contava era la sensazione: esserci riuscito. A quei tempi, chi non aveva un valido maestro si affidava a qualche consiglio sfuggente di un pescatore anziano che, combattuto tra la gelosia e la compassione, magari illustrava velocemente un nodo, un’unica volta, dopodiché andava provato e riprovato fino a memorizzarlo. Non c’erano tutorial su YouTube, ma tutte le nozioni che si acquisivano col passare del tempo provenivano da pochissime fonti e tanta esperienza diretta. Ma oggi come si diventa pescatori?

LE FONTI GIUSTE
Ricordo ancora quando mia madre un giorno mi comprò la prima copia di una rivista di pesca, avevo 10-11 anni. Quella rivista l’avrò consumata, letta e riletta decine di volte. Conoscevo le foto e i testi a memoria, ne studiavo i dettagli, e da quel giorno attesi ogni mese l’uscita di un altro numero. Ma c’era, ancora una volta, una differenza sostanziale rispetto ai “tempi moderni”: il confronto. Cioè se si aveva un dubbio, o si voleva porgere una domanda, non era così immediato: bisognava scrivere una lettera (cartacea) alla redazione, inviarla via posta ordinaria e attendere il mese successivo (quando si era fortunati, ma a volte passavano anche due o tre mesi) per vederla pubblicata nell’apposita sezione, con la risposta dell’esperto. Una risposta, che per noi era il vangelo.
Ma la sete di imparare era tanta, e non ci si limitava alla pesca soltanto in mare: bisognava conoscere tutto. Si acquistava in edicola qualsiasi rivista riguardante la pesca: acque interne, mare da terra e dalla barca, pesca subacquea… e poi gli speciali sulle tecniche specifiche. E vogliamo parlare delle videocassette? I primi video di pesca, imparati a memoria. Nozioni, frasi e immagini che ancora oggi, a distanza di 20 anni riecheggiano nella mente, rappresentando tuttora le basi per comprendere e mettere in pratica facilmente tecnicismi più complicati.
COME SI DIVENTA PESCATORI: LA CONOSCENZA DEL MARE
Nasce prima l’uovo o la gallina? Cioè: è meglio conoscere a fondo le specie che popolano i nostri mari prima di andare a pesca, oppure imparare a conoscerli pescando? Decisamente troppo spesso leggo di persone che domandano: “Che pesce è questo?”, riferendosi alla foto di un tordo, di un carango, di un sauro, magari adagiato nel lavello della propria cucina. Il più delle volte, seguono centinaia di risposte… e a leggerle viene davvero il mal di stomaco, specialmente quando non si distingue una cernia da un tordo.
Ma è giusto pescare un pesce e – senza sapere neanche cosa sia, se è commestibile, se è della dimensione consentita o, peggio ancora, una specie protetta – pensare di trattenerlo e portarlo a casa? La risposta ovviamente è no, e la soluzione è alla portata di tutti: studiare. Da bambino, la mia bibbia era un enorme libro chiamato “Il libro dei pesci”, sul quale erano riportate praticamente tutte le specie del Mediterraneo, dal sottocosta alle profondità.
Le conoscevo tutte e, grazie a quel libro, ancora oggi saprei riconoscere pesci che non ho neanche mai pescato né visto dal vivo. Rispetto alle poche fonti che esistevano 25 anni fa, oggi di sicuro è ancora più semplice approfondire le proprie conoscenze, e si tratta di un passaggio fondamentale che nessun pescatore dovrebbe trascurare.
UNO SGUARDO SOTTO LA SUPERFICIE
Molti dei pescatori più bravi e conosciuti, e anche nomi noti dell’agonismo, provengono dal mondo della pesca subacquea. Infilarsi la muta, impugnare il fucile e immergersi, magari in pieno inverno in quel posticino che d’estate è invaso di barche, per cercare di diventare parte di quel mondo: attenzione ai dettagli e ai segnali, silenziosità, ingegno…
Si instaura così un meccanismo nella nostra mente che ci porta a ragionare come un vero predatore. E i predatori, si sa, non sempre vanno a segno, ma spesso si limitano a osservare, ad attendere il momento giusto che potrebbe non arrivare. E nel frattempo quelle immagini, quelle esperienze, le porteremo per sempre con noi, anche quando ci troveremo con la canna da pesca.
Con questo non voglio dire che sia necessario diventare campioni di pesca in apnea per essere dei bravi angler, ma – che sia con il fucile o meno, super attrezzati con muta e pinne da apnea o con una semplice maschera – mettere la testa sott’acqua per osservare ciò che accade è tra le cose più importanti che ci possano essere.
COME SI DIVENTA PESCATORI? STEP BY STEP
Il pesce grande può attendere! Chi l’ha detto che è la dimensione della preda a fare il divertimento? Un’occhiata da 300 g, pescata con attrezzatura proporzionata o addirittura sottodimensionata, può essere molto più divertente di un dentice di 5 kg pescato con 20 lb. E anche in termini di esperienza, la differenza è enorme: imparare a gestire pesci, seppur non grossi, con attrezzature molto leggere e fili sottilissimi, ci tornerà utile quando in canna avremo pesci importanti, o magari un pesce “imprevisto” che ci ha mangiato su attrezzatura leggera dedicata ad altro. Le prede di piccola dimensione abboccano abbastanza facilmente e ci danno il vantaggio di poter fare tanti combattimenti. Approfittare di questa situazione significa scendere con i diametri al limite della tenuta e renderci il gioco complicato, anche a costo di spezzare con pesci piccoli.
Un altro ricordo di me da bambino mi vede all’età di circa 10-11 anni, quando decisi di imbobinare il mulinello della mia bolognese con nylon 0,10 e usare come terminale uno 0,07. Esca? Gamberetto vivo! Ogni preda era una sfida al limite e i saraghi di 300-400 g mi tenevano impegnato a combattere per 10 minuti. Le catture in una serata erano decine, spezzavo spesso e volentieri, ma queste esperienze sono state fondamentali per permettermi di affrontare successivamente situazioni al limite con pesci ben più importanti. Queste considerazioni abbastanza personali non sono la ricetta per diventare il pescatore perfetto, soprattutto perché io non mi ritengo tale, ma di sicuro sono basi solide che possono fare la differenza in tante occasioni.
TRAMANDIAMO PASSIONE
Il sogno di ogni pescatore incallito è che il proprio figlio erediti la stessa passione. Con due figli di 7 e 5 anni, più volte mi sono domandato quale potrà essere il giusto modo per trasmettere loro la passione per la pesca, evitando in primo luogo che si annoino, e in secondo luogo che brucino le tappe. È inutile negare che il modo più semplice potrebbe essere quello di dar loro una canna da pesca in mano e iniziare a farli familiarizzare con le attrezzature… Ma poi mi torna in mente il mio percorso: pesco da che ho memoria, e la mia prima canna l’ho ricevuta come regalo della prima comunione.
Come pescavo prima? Lenza a mano, retino, fiocina a mano… tutta attrezzatura che non mi permetteva certo di fare grosse catture e non mi rendeva neanche semplice catturare piccoli pesci. Allo stesso tempo serviva a ingegnarsi, a sviluppare un istinto: infilzare un pesce, seppur piccolo, con la fiocina a mano non equivale a sparargli col fucile, e per riuscirci, bisognava essere più furbi o veloci di lui.
Stesso discorso per prendere un pesce con il retino dalla banchina di un porto. Con la lenza a mano, invece si sviluppava la sensibilità. Sentire la toccata sul dito non è come vederla sulla vetta della canna: il contatto è molto più diretto. Io credo che valga la pena sacrificare qualche pescata, mettendo canna e mulinello da parte e pescando anche noi con la lenza a mano insieme ai più piccoli, accompagnarli con la maschera e la fiocina per mostrar loro le tane dei polpi e come fare a stanarli… fare in modo che il gioco sia difficile ma stimolante, e non si limiti semplicemente a girare la manovella di un mulinello.
SCUOLE DI PESCA
Negli ultimi anni si sta diffondendo sempre di più la figura dell’istruttore di pesca e si sono moltiplicate le possibilità di partecipare a uscite in compagnia di capitani esperti con lo scopo di acquisire nozioni teoriche e pratiche. In Italia esistono diversi charter di pesca che, a seconda delle tecniche praticate, offrono l’opportunità sia a pescatori già abbastanza addentrati di espandere le proprie conoscenze su tecniche che prima non praticavano, sia a neofiti di partire dall’ABC per velocizzare il processo di apprendimento rispetto a quello da “autodidatta”.
Anche in questo caso, se decidete di affidarvi a un charter, il mio consiglio è quello di non mirare immediatamente alla cattura del pesce “da foto”, ma chiedere all’esperto di spiegarvi tutto ciò che serve per arrivare a fare quella cattura, iniziando dai nodi, dalle attrezzature e dalla lettura della strumentazione… anche a costo di sprecare del tempo durante il quale avreste potuto pescare.





