I predatori dell’altura: tutte le specie da insidiare
Quando si parla di uscire in altura lungo le coste italiane, di solito vengono in mente principalmente due specie di pesci pelagici, l’aguglia imperiale e l’alalunga, limitando così la nostra attenzione a queste due possibili prede.
In questo modo, non solo potremo in alcuni casi, pur non volendo, precludere la possibilità di eventuali altre catture, ma focalizzeremo le nostre “speranze” solo su due prede, senza pensare che invece potremmo in qualsiasi momento trovarci a combattere con una grossa lampuga o un grosso pesce spada.
I PREDATORI DELL’ALTURA
Aguglia imperiale
Se la batte con l’alalunga in quanto a interesse da parte dei pescatori, ma è di sicuro la preda per eccellenza della traina d’altura mediterranea. Sarà perché, essendo rostrato ricorda i grossi cugini marlin, sarà per via dei suoi salti spettacolari, ma dopo aver catturato un’aguglia imperiale ci si può ritenere soddisfatti della battuta di pesca. Di solito bazzica su batimetriche non molto profonde, con un range ideale tra 70 e 500 metri, ma chiaramente la si può incontrare anche su profondità maggiori.
Le esche principali per insidiarla sono i kona, di una dimensione compresa tra i 15 e i 30/35 cm.
Alalunga
La sua indiscussa bontà in cucina la posiziona probabilmente al secondo posto per interesse, anzi, per molti pescatori si aggiudica il primo a pieno titolo!
Anche dal punto di vista della sportività si difende egregiamente, dal momento che la sua cattura non è sempre così facile e talvolta richiede notevoli doti tecniche. La maggiore difficoltà, spesso, è rappresentata dalla necessità di affondare notevolmente le esche (minnow) per raggiungere le zone in cui le alalunghe sono più propense ad attaccare. A tale scopo si utilizzano piombi a sgancio rapido, perfino da 1 kg, anche se ormai da diversi anni si sta diffondendo molto l’impiego del monel. Nei periodi in cui è più facile trovarle a pelo d’acqua, risultano molto catturanti anche i jet kona di dimensioni comprese tra i 15 e i 20 cm.
Tonno rosso
Rispetto al drifting, che potrebbe regalare la cattura di un tonno over-size, di solito i tonni che si pescano in altura sono i cosiddetti “tonni di banco” e la loro taglia difficilmente supera i 30 kg.
Per catturare questi pesci, il più delle volte, si incontrano le stesse problematiche e difficoltà relative alla pesca delle alalunghe, con la differenza però che per quanto il tonno sia ugualmente fenomenale in cucina, in questi casi andrà praticamente sempre rilasciato perché quasi certamente non raggiungerà le dimensioni minime consentite dalla legge. Insomma, di solito, più che di una cattura cercata, si tratta di una cattura “capitata”.
Skipjack
Ancora poco conosciuto nel nostro mare, perché si sta diffondendo sempre di più da pochi anni a questa parte, migrando dal vicino Oceano Atlantico. Si tratta di un tunnide con striature orizzontali nere e sfumature iridescenti sui fianchi e sul ventre. Di solito non raggiunge grosse dimensioni e si sposta in fitti banchi, che annunciano la loro presenza con enormi mangianze.
Quasi sempre la loro cattura è casuale, ma nel caso in cui dovessimo avvistare una mangianza di skipjack, potrebbe risultare vincente la scelta di passarci molto radenti, filando qualche minnow o kona leggermente più piccolo (15-18 cm). In cucina non si fa apprezzare in maniera particolare, ma la sua aria tropicale lo rende sempre una gradita cattura.
Lampuga
Predatore spietato, grande combattente che si esibisce in acrobazie incredibili, la sua livrea dai mille colori lo rende uno dei pesci più belli in assoluto… ed è anche notevolmente buono in cucina! Insomma, avrebbe tutte le carte in regola per mettersi al pari con l’aguglia imperiale e l’alalunga, se non fosse che l’incontro con i grossi esemplari insidiabili in altura è abbastanza raro.
È anche vero, però, che negli ultimi anni la loro presenza è notevolmente aumentata e le loro catture si stanno facendo via via sempre più frequenti. Per insidiarle l’ideale sarebbe utilizzare kona con testine jet, preferibilmente riggate con esca naturale, e procedere a velocità non inferiori a 6,5 nodi, meglio se superiori a 8 nodi, in modo da stimolare l’aggressività e spingere le lampughe ad attaccare in maniera più decisa.
Pesce spada
Senza dubbio il più raro, e anche il più complicato da spingere ad attaccare le nostre esche e successivamente da riuscire a portare a bordo. I pesci spada di grosse dimensioni sono un concentrato di potenza e ferocia incredibile: spesso sferrano attacchi micidiali alle esche, magari distruggendole con la spada affilata come una lama, per poi andare via lasciandoci con l’amaro in bocca.
L’attrezzatura sufficiente per catturare tutte le altre prede risulta sottodimensionata di fronte a questo pesce, e quindi ne occorrerebbe una specifica più pesante. Anche gli assetti andrebbero cambiati, dal momento che i grossi spada sembra siano più propensi ad attaccare un’esca molto lontana dalla barca, anche oltre 200 metri, e in questo caso sarebbe preferibile non scendere a una velocità di traina inferiore agli 8,5 nodi.
IL SOGNO MEDITERRANEO
La lista delle specie non è da considerare finita: ci sarebbe un altro partecipante no preso per niente in considerazione perché risulta decisamente raro! Raro sì, ma pur sempre possibile… e per questo forse possiamo considerarlo un vero e proprio sogno. Parliamo del marlin bianco, che di tanto in tanto si è fatto vedere in qualche foto di catture pubblicate sui social.
Sebbene, da parte di un occhio inesperto, potrebbe essere confuso con un’aguglia imperiale, guardandolo con attenzione potremo notare diversi particolari che lo distinguono da quest’ultima, come ad esempio la lunghezza del rostro, la robustezza del corpo e la forma della testa. Catturare un marlin bianco nel nostro Mediterraneo rappresenterebbe senza dubbio il coronamento di un sogno per ogni alturista incallito!
UN ASSETTO DA “RICERCA”
Abbiamo parlato dei vari predatori pelagici che il panorama mediterraneo ha da offrirci e delle loro rispettive “preferenze”, ma se non volessimo essere così selettivi nei confronti di una specie in particolare, quali sarebbero le esche da filare in scia?
Un buon assetto misto, che possa adattarsi a più specie e ci permetta di effettuare una ricerca, potrebbe prevedere sei, otto canne in pesca: la prima, posizionata centrale, nel punto più alto possibile (se non si dispone di un divergente centrale), filata a 100/120 metri e armata con un kona tipo Bullet, Jet Monkey o Cube, due canne laterali esterne alla scia, meglio se aiutati da una coppia di divergenti, filate a 50/60 metri con due kona tipo Jet Monkey o Cube (su una delle due potremmo posizionare un richiamo tipo Bird o Mud Mirror).
Continuiamo col filare altre due canne più interne, al confine tra la scia e l’acqua pulita a circa 40 metri dalla poppa, con altri due kona tipo Albacore Tube, Bullet o Bullet Reverse, e infine una canna centrale corta a circa 20/30 metri con un kona pesante tipo Heavy Jet.
Terminiamo il nostro assetto con due minnow filati a 50 e a 30 metri, quest’ultimo con l’ausilio di uno o più piombi a sgancio rapido.
Per quanto riguarda la velocità, i palettati richiedono – per un utilizzo ideale – un’andatura non superiore a 6,5/7 nodi, velocità che risulta essere un buon compromesso anche per riuscire a far lavorare nel giusto modo i kona. In alternativa, se volessimo eliminare i minnow dall’assetto, potremmo spingerci anche a circa 9 nodi di velocità.